Cercavo l’intimo, giorni fa a Milano, in un grande negozio. Stavo con un mio amico e gironzolavo qua e là. Arrivo, non so come, al reparto sex toys.

La scena che mi si presenta davanti risponde finalmente a una delle mie domande storiche: ma dove sono finite tutte quelle donne che sfilavano in corteo negli anni settanta? Al terzo piano, a destra, dopo l’ascensore. Giuro, erano tutte lì: una marea di donne dall’aria seria e concentrata che si aggiravano tra gli scaffali dei giocattoli erotici. Subito, appena le vedo, mi assale il mio complesso di inferiorità (che in parte è dovuto al fatto che sono alta 153, 5 cm, in parte no. E’ un discorso complesso. Appunto.)

Dove sono stata fino a oggi, penso? Come ho fatto a perdermi tutto questo? Possibile che arrivo sempre per ultima? Reagisco con professionalità attoriale e, calandomi nei panni di Alice nel Paese delle Meraviglie, comincio a documentarmi. Dunque…La prima cosa che mi ha colpito è che sulle scatole dei giocattoli erotici, invece della scritta dai 6 ai10 anni, c’è scritto dai 6 ai 10 minuti (chiedo: “Come mai è specificato?” e la commessa: “Per evidenziare il rapporto qualità-prezzo!”. Chiedo: “Ma come fanno a stabilire il tempo? Fanno una media? E chi usano per testare i prodotti?” La commessa alza gli occhi al cielo, si fa garante dell’attendibilità dell’ufficio marketing e mi regala un campioncino omaggio per verificare di persona.)

Ecco, la seconda cosa che mi ha colpito, è che il reparto dei sex toys è l’unico dove, se ti regalano i campioncini omaggio, invece di sentirti grata e felice ti senti depressa e perseguitata. (Voglio dire un conto è il campioncino di un profumo, che anche se è poco si sente, ma i campioncini dei sex toys…)

La terza cosa che mi ha colpito è che, di questi giocattoli erotici, ce ne è un assortimento pazzesco come nemmeno al reparto surgelati della Coop: ritardante, stimolante, lubrificante, tinta unita, glitterato, a pois, di gomma, di lattice, di porcellana, doppio o addirittura triplo, e insomma chi più ne ha più ne metta.

Di fronte al mio stupore, la commessa ostenta un’aria di sufficienza, e commenta orgogliosa che il loro reparto è il più rifornito della città.

Però: “Mai come in America, dove vendono circa 30 milioni di vibratori o dildo all’anno, soprattutto dopo la serie Sex and the city che ha reso famoso Jack The Rabbit!” Chiedo chi sia questo Jack e lei me lo mostra incredula: “Giacomo… il Coniglio!” La commessa è sempre più scioccata e, pur di rassicurarla, finisco col comprare il mio Jack personale e darmela a gambe. Ritorno al reparto intimi, recupero il mio amico che si è pietrificato di fronte al dilemma se comprare gli slip o i boxer, e scappo verso casa.

Da quel giorno ho scoperto di essere molto favorevole all’autoerotismo. Diciamo che, sicuramente, ero predisposta. Perché per me, già trovarmi in due, mi ha sempre dato la sensazione di un’orgia.

Quello che mi piace dell’autoerotismo è che ti costringe a volerti bene. Davvero, anche se hai litigato con te stessa tutto il giorno, dopo quei pochi minuti di intimità ti viene da dirti: “Grazie!” Mi sento di consigliarlo a tutte le donne che hanno un deficit di autostima. Ormai, se devo essere onesta, quelle sono veramente le volte migliori: mi metto giù da paura, mi preparo la cena a lume di candela, mi faccio i complimenti, mi racconto i problemi e me li risolvo, mi faccio piedino, mi amo con tutta me stessa e poi mi sussurro: “Sì, sì, mi è piaciuto molto!” Oppure: “Brava! Brava! Mi sei piaciuta molto”. A volte, quando ho finito ed è arrivato il momento di separarsi, con un filo di ansia mi domando: “Quando ci rivediamo?” e, subito, mi rispondo vaga: “Non lo so”. Che poi per noi donne vuol dire , ma ogni tanto è bene fare la difficile e tirarsela un po’…serve a mantenere vivo il rapporto!

Video di Debora Channel: la sex toys tester

Testi: Misia Donati

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