Siamo animali marini, ma non ne abbiamo consapevolezza. Eppure siamo fatti per i 3/4 d’acqua! Neppure il mare conosciamo a fondo. Eppure gli oceani rappresentano i 3/4 (che la stessa percentuale sia un caso?) del globo, anche i continenti più grandi non fanno che galleggiarvi come isole. «L’uomo – dice Carl Smith (Terra e mare Adelphi, 2010) determina il suo punto di vista, le sue impressioni e il suo modo di vedere il mondo dalla terra su cui nasce e si muove…e chiamo l’astro nel quale vive terra o “globo terrestre” e non “globo marino” come sarebbe logico vista la sproporzione tra le due entità».

In questo blog si cercherà di capovolgere i punti di vista, guardare la terra dal mare come si stesse navigando (chi non l’ha provato si scolli dal web e prenoti almeno una vacanza charter), ma la prospettiva è anche dal basso, con lo sguardo all’insù e i piedi ben piantati sui fondali marini di cui pochi parlano, ma sono oggi una delle più grandi discariche esistenti, perforati da avide società petrolifere che non riescono a prevedere i rischi più evidenti: il Golfo del Messico non è lontano, anzi è qui.

Il mare non è solo ambiente, ma anche economia, a che servono i nostri 8000 chilometri di coste? A che serve il mare in Italia? A niente se (da destra a sinistra) non si fa nulla di concreto per promuovere le attività portuali e marittime. E ciò che siamo o quanto contiamo nello scacchiere geomarittimo neppure si conosce, (…e basta con la vecchia storia l’”Italia è una piattaforma nel Mediterraneo” se poi non si riesce a dar concretezza alle parole) per esempio, la flotta armatoriale che batte bandiera italiana vale il 3% del PIL. Ne sentite mai parlare sulla stampa? Eppure dovremmo essere un popolo di Santi, poeti e…

Già, i marittimi? Dove vanno (i marinai), grazie a Lucio Dalla, possiamo immaginarlo, ma che 1,5 milioni di marittimi regga l’economia mondiale, nel senso che soddisfa le necessità quotidiane di oltre 6,5 miliardi di cittadini nel mondo, ebbene questo spesso ci sfugge. E ciò perché il 90% delle merci mondiali viaggia via mare. E se i pirati – così come avviene oggi nel Golfo di Aden – attaccano le nostre navi il costo di tutte le merci, compresa la miscela per il motorino di nostro figlio, aumenta.

Ai pirati ho dedicato gli ultimi tre anni della mia vita e ho scritto un libro inchiesta (Nei mari dei pirati – Longanesi), ma dopo il picco di informazione dello scorso anno anche loro si sono volatilizzati da media troppo impegnati nelle beghe interne per saper guardare un orizzonte qualsiasi, figuriamoci quello del mare. Chi ha scritto che nei tagli del governo è a rischio anche l’IPSEMA, ente previdenziale dei marittimi.

Eppure vi assicuro che il mare è molto vicino, non per fare Cassandra, ma con lo scioglimento dei ghiacci rischia di sommergerci a meno che il nostro presidente del Consiglio non decida di progettare un gigantesco MOSE (come a Venezia) con annesso Ponte sul Canale d’Otranto. E allora prendiamo consapevolezza della nostra natura marina, parliamo tra noi prima che – come in Waterwolrd – per sopravvivere ci spuntino le branchie.

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