di Peter Gomez

L’ideatore di Forza Italia è stato condannato a sette anni. Ma i giudici lo considerano colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa solo fino al 1992. Dalla sentenza restano quindi fuori il periodo della creazione del partito del Cavaliere e quello delle stragi del ’93. Il collegio insomma non crede ai pentiti Gaspare Spatuzza e Nino Giuffrè. Ma resta un dato: Dell”Utri faceva da tramite tra i boss di Cosa Nostra e Berlusconi negli anni in cui nasceva il suo impero immobiliare e venivano inaugurate le sue tv. E il premier quando era stato chiamato a testimoniare sull’accaduto si era avvalso della facoltà di non rispondere. Può un uomo del genere continuare a fare il presidente del Consiglio nel Paese di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?

Con la sentenza giunge al termine il percorso per immagini che ilfattoquotidiano.it ha fatto grazie al film di Gumpel e Lillo.

In questa terza e ultima puntata tiene banco la testimonianza del pentito Gaspare Spatuzza, il 4 Dicembre 2009 al processo d’appello contro Dell’Utri, definita dal senatore “spatazzatura”.
Il collaboratore di giustizia è stato il reggente del mandamento del Brancaccio, dopo l’arresto dei fratelli Graviano, nel ’94. Nel ’97 viene arrestato anche lui, nel 2008 decide di parlare con i magistrati. E si autoaccusa della strage di via D’Amelio. L’anno scorso racconta anche di quanto gli avrebbe confidato Giuseppe Graviano, ovvero di un presunto accordo con Berlusconi e Dell’Utri, che ha portato gli uomini d’onore ad avere “ il Paese nelle loro mani”.
Sempre in quell’incontro Giuseppe Graviano avrebbe dato il via libera a Spatuzza per l’attenatto, poi fallito, allo Stadio Olimpico di Roma. Dovevano morire 100 carabinieri. Un’altra carneficina per concludere “ vittoriosamente” la trattativa con un pezzo dello Stato.
Ma, secondo Dell’Utri, questa storia è tutta una “spatazzatura”, un’inutile perdita di tempo. Vedremo oggi se il Senatore ha ragione.

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