“Oggi è il potere ad essere giudicato”. Esordisce così il pg Antonino Gatto nella sua controreplica al processo d’Appello al senatore Marcello Dell’Utri che si tiene nell’aula bunker del carcere palermitano di Pagliarelli. Il fondatore di Forza italia, però, oggi non si è presentato in aula “Non vorrei essere nei vostri panni – ha proseguito il magistrato rivolgendosi ai giudici – , perché dovete prendere una decisione storica che attiene non solo alla storia giudiziaria ma alla storia del Paese. Con la vostra sentenza si potrà costruire un gradino, salito il quale si possono percorrere ulteriori scalini per accertare la verità che ha dilaniato e insanguinato il nostro Paese. Non vi invidio”. Una verità che va oltre il caso del fondatore di Forza italia. “Sono convinto – ha proseguito Gatto – che questa vicenda si inserisca nella stagione delle stragi del ’92 -’93 iniziate con le morti di Falcone e Borsellino”. Perché, ha poi proseguito il procuratore generale di Palermo “c’e’ un interscambio tra potere politico e potere mafioso. E il proliferare di processi di questo tipo lo dimostra”.

Nessuno dubbio anche sulle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, bracciodestro dei fratelli Graviano, condannati come mandanti per le bombe del 1993. “Potremo apprezzare il suo contributo – ha sottolineato Gatto – forse solo in futuro quando sapremo cosa ha detto alle procure di Firenze e Caltanissetta”. Parole che fanno presagire ulteriori sviluppi sul fronte delle inchieste sulle stragi del 1993. A Firenze, infatti, i magistrati si stanno concentrando sui rapporti politici.

Dopodiché Gatto Gatto ha ripercorso alcuni passaggi del processo, soffermandosi in particolare sui rapporti tra Vittorio Mangano e Dell’Utri e tra i boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano e lo stesso senatore del Pdl. “Il rapporto Graviano-Dell’Utri – ha continuato – risulta provato, attraverso la vicenda del provino del calciatore in erba Gaetano D’Agostino, che fu raccomandato da Dell’Utri e che stava a cuore ai Graviano”. Di più: “A Dell’Utri non vengono contestati i caffe’, svariati, presi con il mafioso Gaetano Cinà o il pranzo con Vittorio Mangano, ma il significato di questi incontri”. In sostanza “se io bazzico con avvocati e magistrati ciò avviene perche’ questo e’ il mio mondo. Il mio campo. Se io bazzico con mafiosi come Virga, i Graviano, Bontade, Teresi bisogna chiedersi quale sia il mio mondo. Ognuno risponda come crede ma con razionalita’’. Ultimo attacco alle accuse che questo sia stato il processo dei pentiti. “Dove le mettiamo – ha ribadito Gatto – allora le testimonianze, i documenti, gli interrogatori, le intercettazioni? I difensori sostengono che tutte le dichiarazioni dei pentiti siano successive al 1994, successive quindi alla discesa in politica di Silvio Berlusconi. Ma a questo punto si dovrebbe dimostrare che i pentiti hanno iniziato a collaborare prima del 1994 e a parlare di Berlusconi e dell’Utri dopo questa data, ma questo non e’ mai stato dimostrato”

Dopo le parole del procuratore generale sono arrivate quelle dell’avvocato Alessandro Sammarco, legale di Marcello Dell’Utri. “Bisogna giudicare non facendo la storia, ma applicando la legge”. Quindi un accenno alle prove raccolte dall’accusa. “Basare tutta la prova del patto con la mafia sul provino di un baby calciatore – ha detto ancora il difensore – dimostra che l’accusa non ha  prova, ma solo un… provino”. Terminato i giudici hanno iniziato la lmaratona della Camera di consiglio.

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