Quando si parla di smettere di lavorare e cambiare vita ho sempre la sensazione che stiamo perdendo tempo. L’argomento è importante, centrale: dobbiamo smettere di lavorare solo per produrre, per acquistare beni che non ci servono, con soldi che spesso non sono neppure nostri, per restare inseriti in un mondo che ci accoglie solo per ciò che abbiamo, dunque un mondo che non dovremmo desiderare. Intanto i nostri anni vanno via, le nostre passioni si scolorano, i nostri sogni muoiono prima di essere stati generati. Il meglio della nostra vita è strangolato dall’assenza di tempo, dall’ansia, dalla fretta.

Ecco perché mi sembra una perdita di tempo. Non l’argomento, certo, ma questo nostro eterno parlarne in bilico sulla lama delle nostre paure.

Nati senza motivo, senza manuale d’istruzione, moriremo e non saremo mai stati prima. Che la vita sia questo, fede a parte, non è un’opinione. Dunque, di cosa dobbiamo tanto parlare? Di cosa dovremmo avere tanto paura? Cosa ostacola l’inizio del lavoro necessario al cambiamento, ma adesso, subito, senza indugio? “Vivete convinti di poter vivere per sempre…” diceva Seneca duemila anni fa.

La razza umana si estinguerà  nel giro dei prossimi cento anni. Lo ha dichiarato ieri Frank Fenner, professore di microbiologia all’Australian National University, uno degli uomini che hanno battutto il vaiolo. La fine verrà per esplosione demografica e per eccesso di consumi. L’effetto di questi due fattori sarà il tracollo climatico. Poi verrà la fine.

Immagino che adesso qualcuno penserà: “Oddio, bisogna sbrigarsi allora!”

Bisogna dare senso al nostro tempo non solo perché è poco, ma per un’etica della vita che abbiamo perduto. Che il mondo finisca oppure no, oggi noi siamo qui, e la cosa grave non sarà scomparire, ma non essere mai stati.

Noi non siamo mai stati… ogni giorno nel traffico; non siamo mai stati ogni volta che il Sistema ci costringe a gesti non nostri; non siamo mai stati negli acquisti inutili, nel ricatto del tempo speso a fare inutilmente; non siamo mai stati quando viviamo nove ore al giorno con persone che non sceglieremmo, se potessimo farlo; non siamo mai stati quando abitiamo in posti brutti, mentre l’Italia è piena di luoghi meravigliosi, come il resto del mondo, dove le case costano poco, la vita costa poco; non siamo mai stati quando veniamo vinti dalla noia, dall’inerzia, quando non siamo sobri, o quando non siamo dignitosi; non siamo mai stati quando saremmo musicisti, pittori, artigiani, scrittori, e invece facciamo tutt’altro.

Non siamo mai stati quando ci pensiamo su troppo, oppure quando decidiamo impulsivamente, mentre il cambiamento è un processo, un percorso, da iniziare subito, ora, e a cui lavorare a lungo, dando senso alla nostra vita, dentro, prima che tutto cambi. Prima che cambiare non sia troppo tardi.

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