Dopo un anno di festival, concluso con la nomination all’Oscar, è finalmente uscito anche nel nostro paese (con una limitata distribuzione cinematografica, e in TV su report) BURMA VJ, un lavoro che documenta la rivolta birmana del settembre 2007, repressa poi nel sangue. Questo non è un semplice documentario: si tratta di un lavoro collettivo girato solo con camere nascoste, in un paese nel quale è vietato riprendere per strada (qualcosa di molto simile a quello che potrebbe accadere nel nostro paese se passasse il concetto, introdotto dal decreto intercettazioni, che la difesa della privacy giustifica la censura).

Con un coraggio che ha dell’incredibile dei cittadini si armano di videocamere e iniziano a riprendere, fanno uscire clandestinamente il girato dal paese che poi viene trasmesso da una rete satellitare con base in Norvegia. E proprio in Norvegia il regista Anders Østergaard riassembla il materiale e lo struttura in una forma che non ha nulla da invidiare a un film di finzione.

Sono in molti ad aver avuto brividi freddi nel guardare i recenti avvenimenti in Thailandia, l’unico altro paese al mondo nel quale un proprietario di televisioni ha prima lavato il cervello al proprio popolo ed è poi “sceso in campo”. Che per intravvedere il nostro futuro si debba smettere di volgersi all’atlantico del nord e si debba invece cominciare a guardare al sudest asiatico?

Qui il trailer:

Qui invece il video completo, diviso in nove parti

Articolo Precedente

Il cardinale e il supereroe

next
Articolo Successivo

Le parole sono importanti

next