E se ci fidassimo di Marchionne? Prima di sparare sull’accordo per la Fiat di Pomigliano e dargli del nazista, stiamo ai fatti.

E’ vero, come ha scritto Luca Telese, che non possiamo andare in estasi per il World Class manufacturing, la bibbia della turbocatena di montaggio: dieci passi per montare un pezzo, una torsione di busto e il ricambio è lì, le sedute anatomiche antipiaghe. Neanche Toyota fosse di Frattamaggiore.

Aggiungo: il ritratto dell’operaio Antonio Vernillo convertito al Verbo marchionniano, fatto da Paolo Bricco sul Sole 24 ore, è più melenso di un mulino bianco: la notte a montar Panda col sorriso, la domenica a messa con la famiglia, a pranzo maccheroni e mozzarelle fresche e poi via a godersi il tepore autunnale alla Villa Comunale.

E la noia fatica alienazione bestiale dei nuovi ritmi produttivi dove la mettiamo?

I fatti, però. All’accordo c’è un’alternativa? Pomigliano senza Panda è riserva di caccia della camorra. Vi ricordate i metalmeccanici incazzati marciare sull’Autosole sventolando le buste paga da 700 euro? Gridavano: dateci un lavoro o non resta che rubare. E adesso che il lavoro arriva che si fa, gli diamo un calcio? 1300 euro sono meglio della cassa integrazione oppure no?

E se Pomigliano tornasse una città operaia producendo auto che si vendono, non scatolette sovvenzionate dallo Stato, chi ci dice che presto non arrivino al sud nuovi investimenti? Una volta smentito chi li accusa ingiustamente di essere una massa di scioperati, con una fabbrica di qualità, non sarebbe più semplice per gli operai battersi per recuperare qualche garanzia perduta?

Un metalmeccanico tedesco è meglio pagato e più tutelato di uno campano. Merito del maggior valore aggiunto di un’auto tedesca. Chi compra una Bmw o una Volkswagen paga ricerca, tecnologia, qualità. Chi compra una Fiat vuole spendere poco, non più che per una Hyundai o una Kia. Ecco perché bisogna produrre tante Panda, farlo in fretta e fare in modo che non si scassino dopo diecimila chilometri. Quando si parla di fabbriche vorremmo essere tutti tedeschi, ma la guerra dei bulloni tocca farla con polacchi e coreani.

Obietta il Cipputi incazzato di Pomigliano: perché l’Italia la devo salvare proprio io? Perché un’auto si può ancora costruire con amore, come un tempo faceva suo padre. Perché Pomigliano è rimasta attaccata alla fabbrica con la rabbia onesta di chi vuole solo lavorare. Perché tocca dargli una bella lezione di civiltà a quei buffoni di Pontida. Marchionne dice: prima i risultati, poi le garanzie. E’ rischioso, potrebbe diventare un precedente. Però l’uomo in maglione nero ha una sua schiettezza. Parla chiaro, disprezza i politici italiani, non ha rubato. Praticamente un marziano.

Senza accordo Pomigliano è morta. Fossi lì, voterei sì. Fossi la Fiom eviterei il catenaccio e giocherei la partita.

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