“È la mancanza di cura nelle piccole cose che ci fa compiere gli errori più grandi”. Carlo (Stefano Accorsi) riassume così la morale di Baciami ancora in una delle scene finali del film. Ecco, la massima vale anche per il cinema. Che non è solo un susseguirsi di episodi eclatanti, una messa in scena di drammi e accadimenti più o meno verosimili. Il cinema è soprattutto rappresentazione emotiva dei fatti. Che, da soli, non bastano mai.

Perchè anche in Scene da un matrimonio un marito scopre di amare una moglie dopo averla tradita e lasciata. Ma Muccino non è Bergman. E quello che trasmette allo spettatore è un’altra cosa. Lo stile, insomma, al cinema è tutto. Non conta tanto quello che racconti, ma quello che esprimi.

Partiamo dall’intreccio. Alla fine de L’ultimo bacio i protagonisti Carlo e Giulia (là Giovanna Mezzogiorno, qua Vittoria Puccini) erano tornati assieme e stavano per avere una bambina. All’inizio di Baciami ancora scopriamo che si sono lasciati: corna, tradimenti e rabbia le cause della separazione.

All’età di 37 anni lui è tornato adolescente, è andato con mille donne e alla fine si è messo con una venticinquenne. Ma alla soglia dei 40, Carlo si accorge di amare ancora Giulia. Che nel frattempo convive con un altro e si prende cura di Sveva, la figlia.

I loro amici se la passano solo peggio. Veronica (Daniela Piazza) e suo marito Marco (Pierfrancesco Favino) sono in crisi perchè non riescono ad avere figli ma soprattutto perchè lui è sordo ai bisogni della moglie. Così lei lo tradisce e lo lascia.

Poi c’è Adriano (Giorgio Pasotti) che torna a Roma dopo dieci anni. Gli ultimi due li ha passati in galera, in Colombia, arrestato mentre cercava di portare della coca in Italia. Adriano vuole conoscere suo figlio, abbandonato dieci anni prima. La sua ex compagna (Sabrina Impacciatore) lo odia e ora sta con Paolo (Claudio Santamaria). Un grande amico di Adriano. Che è depresso. E prende le pillole. Prende quelle pillole di due colori che si vedono nei film, in confezioni arancioni di plastica che non si vendono in farmacia. Ma si vedono, anche quelle, solo nei film.

Così come la pettinatura di Adriano è davvero esagerata. Perchè se uno va in galera deve uscirne con i capelli distrutti, lunghi, radi e con quel taglio spiaccicato sulla faccia? Pillole e capigliatura servono a farci capire che: il primo è malato, il secondo è disperato. Il regista, per rappresentare il disagio, usa lo stereotipo. Per questo non è Bergman. Ma non è neanche Dino Risi.

Così, i momenti di gioia si svolgono in un campo di grano giallo e rigoglioso, stile Mulino Bianco. E quelli più sentimentali sotto la pioggia. Come accade, appunto, nei film. Ma più in particolare nelle fiction e più in particolare nelle soap opera. Dal punto di vista del contenuto, poi, si può dire che i quarant’anni di questi “amici” sono passati invano. Cristallizzati psicologicamente alla fine de L’ultimo bacio, Carlo e la sua crew sono rimasti incapaci di avere una relazione, di distinguere una scappatella dall’amore e di assumersi le fatidiche “responsabilità” della vita adulta.

Le donne non sono da meno. Sono successe molte cose, negli anni, ma non c’è stata nessuna evoluzione interiore. Eppure, su questo spunto, si può anche realizzare un capolavoro. Il problema di Baciami ancora sono la fotografia, il ritmo narrativo, le inquadrature, i dialoghi. Il problema di Baciami ancora è che assomiglia a Beautiful. Allora, per questa ragione, il tema del film diventa una debolezza e la trama è solo la raffigurazione di un degrado esistenziale da soap opera.

La storia di un gruppo di persone incapaci di affrontare la complessità della vita, superficiali, sgradevoli e volgari, di per sé, avrebbe potuto dar vita a una grande commedia di costume. Dal titolo: in dieci anni non ho capito niente. Poteva anche essere un capolavoro. Invece Baciami ancora è un film sentimentale. Non prende distanza dai propri personaggi ma li tratta comunque male. Perchè far vedere degli adulti che si comportano come burattini privi di spessore psichico significa non voler bene ai propri protagonisti. Peccato. Il film peggiore di un bravo regista. Questa volta, il sequel non è riuscito.

Voto: 5

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