Spinelli non lo ama, lui coltiva la sua attività di imprenditore e sogna la politica

di Giampiero Calapà

Il ragazzo di Shanghai (quartiere popolare alla periferia di Livorno) è sempre lo stesso. Cristiano Lucarelli a 34 anni sogna la politica, magari con una candidatura a sindaco, ma vorrebbe giocare ancora per altre due stagioni dopo quella in corso, magari all’estero se il Livorno di Aldo Spinelli non lo tratterrà.
Non si sente "cambiato di una virgola, sono sempre lo stesso che nel 1997 si tolse la maglia della Nazionale Under 21 all’Ardenza, sotto la curva, per mostrare il Che Guevara sulla T-shirt". Lo rifarebbe di nuovo quel gesto promesso agli amici di sempre, quelli con cui è cresciuto tifando amaranto e condividendo la passione politica, "anche se è chiaro che in alcuni momenti la mia carriera ne ha risentito – rivela Cristiano – bloccando trasferimenti in squadre importanti, le società più grosse in Italia (Roma, Inter, Juve e Milan, ndr) non mi hanno mai preso perché le tifoserie di destra non volevano".

Lo sguardo è sereno, dietro la scrivania del suo ufficio alla Lucamat (da Lucarelli Mattia, il nome di uno dei suoi due figli), il vertice di un’azienda con cui gestisce l’impresa portuale del papà Maurizio e il Corriere di Livorno, il giornale che ha fondato tre anni fa per rompere il monopolio del Tirreno, perché "credo nella libertà, anche in quella d’informazione". È molto attaccato alla sua famiglia, si vanta di esser stato "solo cinque volte in tutta la vita in discoteca, non mi piace la vita mondana".

Cominciamo dalle curve. Secondo lei, quindi, gli ultrà in Italia sono troppo condizionanti sulle società, non credi che un altro aspetto negativo sia quello di portare la politica negli stadi, allontanando forse chi vorrebbe soltanto vedere una partita in santa pace?

 

Una cosa è certa: a Livorno il calcio è il viatico più rapido per poter esprimere le proprie idee. La piazza non ha più la risonanza di un tempo. Non tollero violenza e razzismo, esprimere un’idea perché dovrebbe essere negativo? Purtroppo, però, il 95 per cento delle curve in Italia è di destra, spesso anche razzista.

Come sarebbe? Tutto il mondo del calcio si chiude a riccio per dire che gli insulti a Mario Balotelli non sono razzismo, ma dipendono dal suo comportamento in campo. Lei no?

 

No, è razzismo puro. Non è accettato perché è un nero, anzi un nero italiano. L’aggravante non è il suo comportamento, piuttosto il fatto che sia un campione vero, uno che fa male alle altre squadre non con il comportamento ma con le giocate. Lui si comporta male? Bersagliato com’è lo credo bene alla sua età. Ci sono passato anche io: rivendico lo slogan. In origine non era "se saltelli muore Balotelli"…

Lo vorrebbe come compagno di squadra?

 

Vado a prenderlo in auto per portarlo a Livorno, immediatamente.

Queste tifoserie di destra hanno "bloccato" il suo salto in grandi squadre, hanno condizionato la sua carriera?

 

Ho fatto quasi 240 goal, sono stato capocannoniere nel 2004/05 in A, certo che hanno condizionato la mia carriera. Sono stato più volte vicino alle grandi, ma mi sono sentito dire che qualcuno, in curva, si metteva di traverso per le mie idee politiche. Anche ad altri è stato riservato lo stesso trattamento, penso a Fabrizio Miccoli, che ha avuto problemi alla Juve per un tatuaggio del Che.

Insomma, fosse stato più prudente magari…

 

Non mi piacciono i calciatori che dribblano le domande sulla politica e sulla società con la risposta standard: non me ne intendo, non seguo. Stimo chi prende posizioni, anche se opposte alle mie.

Quindi stima Paolo Di Canio, ad esempio?

 

Siamo il giorno e la notte, non c’è dubbio. Ma almeno ha il coraggio delle proprie idee.

Marcello Lippi ha aperto le porte della Nazionale a tutti i calciatori fino ai 40 anni. Sogna un Mondiale?

 

Se faccio 25 goal da qui alla fine magari mi prende in considerazione. No, è un discorso passato, devo essere realista.

Abbiamo vinto la Coppa del Mondo dopo Calciopoli, ci vuole un altro scandalo per confermarsi campioni?

 

Gli stimoli, belli o brutti, possono fare la differenza nel calcio, non c’è dubbio.

Il giocatore più forte con cui ha giocato?

 

Escludendo Igor Protti, Claudio Lopez al Valencia e Fernandinho allo Shakhtar.

La partita più importante della sua carriera?

Contro il Piacenza il 29 maggio 2004, abbiamo riportato il Livorno in Serie A dopo 55 anni.

L’allenatore con cui si è trovato meglio?

Tatticamente Walter Mazzarri, che per altro è livornese, di San Vincenzo: non mi stupisce il rendimento del Napoli con lui. Dal punto di vista umano Arrigoni. Anche Ranieri è un ottimo allenatore e con Cosmi fino ad ora non ho avuto problemi. Mi piace, è una persona molto schietta, bisogna vedere come andrà la prima volta che litigheremo (sorride, ndr).

Mourinho?

 

Mi piace un sacco, finalmente un allenatore che dice quello che pensa. Sono attratto da questo tipo di persone.

Cerca un ariete per l’Inter…

 

Ho 34 anni!

Ma resta a Livorno? Spinelli ha detto che pensa più a fare l’imprenditore…

 

Le sue solite esternazioni. Tra di noi c’è un rapporto di amore e odio. Ma credo che rimarrò qui, almeno fino a giugno. Il Livorno può riscattarmi dal Parma (proprietario del cartellino, ndr) con mille euro. Se non lo riterrà opportuno, e in alternativa al Parma, cercherò un’altra esperienza all’estero per gli ultimi due anni di carriera, in un posto dove non sono ancora stato. L’Inghilterra mi piacerebbe molto.

E poi? Cosa farà Lucarelli da grande? Si candiderà a sindaco magari? O comprerà il Livorno da Spinelli?

 

Per comprare il Livorno non ho le risorse, dovrei vendere 30 mila copie al giorno del mio Corriere per poterne parlare. Se dicessi di non aver mai pensato a un futuro in politica mentirei. Quando ero a Torino ho avuto la tessera del Pdci, pensavo che Oliviero Diliberto fosse un ottimo cavallo. Poi si è perso. Alle ultime elezioni ho votato Rifondazione, anche se non ho capito a cosa sia servito autodistruggersi frammentandosi in quel modo. A sinistra manca carisma, è importante come entri nelle case.

Lo sapeva fare Veltroni?

 

Quando era di sinistra senz’altro. Oggi l’opposizione la fa solo Di Pietro e purtroppo il panorama è desolante.

A Livorno potrà esserci Lucarelli alle prossime elezioni quindi (fra quattro anni)? Magari facendo passare l’attuale sindaco Alessandro Cosimi da uno scontro alle primarie?

 

Non posso escluderlo, ho imparato che nella vita non si deve escludere nulla. Sull’onestà della persona i livornesi non avrebbero dubbi.

Mostrerebbe ancora la maglietta col Che dopo un goal con la Nazionale se ritornassi indietro?

 

E’ vero che si nasce incendiari e si finisce pompieri, ma io non sono ancora pompiere, tanto meno riformista. Certo che lo rifarei.

Da Il Fatto Quotidiano del 17 gennaio

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