“Iran libero, Cina libero, mondo libero”. Questo il messaggio lanciato su Internet da un blogger cinese in solidarietà ai manifestanti in Iran. Sono in tutto una decina i blogger che, aggirando lo stretto controllo della censura, hanno espresso la loro vicinanza agli oppositori iraniani: da ambo le parte le battaglie contro i regimi autoritari viaggiano spesso in comune.

Per ora, i cinesi, riescono ancora a bucare il muro della grande muraglia digitale cinese, grazie a dei server proxy, che nascondo l’indirizzo da dove partono i messaggi.

Ma i rischi che si corrono sono altissimi, il dissidente cinese Liu Xiaobo è stato condannato ad undici anni di carcere per aver fatto circolare sul web un appello nel quale si chiedono riforme democratiche.

In Iran, tra gli arrestati per le prosteste, si contano 99 studenti, 17 giornalisti, 9 attivisti sociali e 12 appartenenti alla minoranza religiosa dei Bahai. Cinque di questi sono stati condannati a morte in primo grado e ancora non si sa nulla su eventuali sentenze di appello.

Da Il Fatto Quotidiano del 7 gennaio

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