La Costituzione nel mirino. Dal "governo senza fiducia" allo scacco ai pm: le 99 proposte indecenti della destra

"Una legge fatta molti anni fa, sotto l’influenza della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come a un modello”. Che a Berlusconi la Carta andasse stretta, non è una novità.
Da 15 anni va ripetendo che è “vecchia”, “filosovietica”, che va cambiata, costi quel che costi. Nessuno si era illuso fossero solo minacce, ma scavando nei lavori delle commissioni parlamentari, stupisce scoprire che in 20 mesi, a demolirla ci hanno già provato 99 volte. I processi del premier incombono e la Costituzione è troppo democratica per andargli a genio.
Così, prende vita quel lavoro di sottobosco, affidato alle seconde file che non danno nell’occhio. Per sfasciare la Carta, per cucirsela addosso, non serve lavorare d’accetta. Si può anche cominciare con la lima.

Piccole ma essenziali innovazioni. La definizione è del deputato leghista Giacomo Stucchi. Lui pensa all’autonomia della provincia di Bergamo. Qualcun’altro si spinge più in là. Il senatore Pdl Lucio Malan vorrebbe revisionare “l’ordinamento della Repubblica sulla base del principio della divisione dei poteri”. Anticipando di un anno il ministro Brunetta, nel novembre del 2008 Malan proponeva di modificare l’articolo 1 e trasformarci in una Repubblica “fondata sui princìpi di libertà e responsabilità, sul lavoro e sulla civiltà dei cittadini che la formano”. Una Repubblica, così la sogna Malan, dove i senatori a vita non votano, il presidente del Consiglio non presta giuramento, il governo non ha bisogno della fiducia.

Funziona così: con la stessa leggerezza, i parlamentari della maggioranza discutono dell’istituzione della “regione Romagna” così come della “Corte di giustizia disciplinare della magistratura”. “Cambiamo la Costituzione” è un gioco in cui le squadre hanno ruoli definiti. I leghisti si esercitano nel taglia e cuci geografico: statuti speciali, autonomie, distacchi e aggregazioni. Qualcuno osa di più.

Istruzione, cittadinanza, Europa. Davide Caparini si impegna a sopprimere cinque parole dell’articolo 33 secondo cui la scuola privata vive “senza oneri per lo Stato”. Andrea Gibelli freme per “costituzionalizzare il principio dello ‘ius sanguinis’”: italiani si nasce. Roberto Cota, quando nemmeno immaginava di diventare il candidato Pdl in Piemonte, provava a mettere paletti all’articolo 11 per dire che sì, l’Italia è nell’Ue, ma fino a un certo punto.

Giustizia e Parlamento. Il Pdl gioca in difesa. Come al solito, soprattutto di uno. Il deputato Edmondo Cirielli non dev’essere soddisfatto dall’aver indissolubilmente legato il suo nome alla prescrizione breve, visto che in questa legislatura ha proposto due leggi sempre in materia di giustizia.
In una evidenzia “i limiti della finalità rieducativa” per chi deve scontare una pena, nell’altra si preoccupa di “tutelare le vittime di reati”: lo Stato protegge chi ha subìto dei danni, peccato Cirielli non spenda una parola sui casi in cui la vittima è lo Stato stesso. Entrambe le proposte giacciono nella commissione Affari costituzionali della Camera. Assegnate ma ferme, così come almeno 4 disegni di legge per il ripristino dell’immunità parlamentare.
Si lavora anche su come semplificare il procedimento legislativo. Giorgio Jannone, per conto del Pdl, vorrebbe modificare l’articolo 72 e fare in modo che “non sempre l’Assemblea sia chiamata a votare i progetti di legge approvandoli articolo per articolo e con votazione finale”.
Raffaello Vignali non disdegna l’ipotesi di modificare pure gli effetti delle sentenze della Corte costituzionale.
La proposta è stata presentata il 10 dicembre scorso, a Lodo Alfano ancora caldo. Sulla parte che riguarda la magistratura ovviamente c’è da sbizzarrirsi. Giuseppe Valentino propone una Corte di giustizia disciplinare, Antonino Caruso un’Alta Corte di Giustizia, Gaetano Pecorella, oltre a fare l’avvocato del premier, si occupa di pm e procure.

Tasse e diritti civili. A Carmelo Briguglio tocca aggiungere una postilla all’articolo 47: l’imposizione fiscale deve avere un limite massimo. Giusto per scongiurare la fuga in Svizzera dei soliti operai e pensionati. Infine, un occhio oltre Tevere. Benedetto Francesco Fucci, dopo la morte di Eluana, ha chiesto la messa per iscritto dell’inviolabilità del diritto alla vita. Per l’infaticabile Malan, invece, un’altra impresa. Aggiungere all’articolo 29, che-parla di matrimonio, una precisazione: “Tra un uomo e una donna”.

Da Il Fatto Quotidiano del 5 gennaio

Articolo Precedente

Il pacco ad personam delle “riforme condivise”

next
Articolo Successivo

La febbre del vaccino e il business delle dosi “scomparse”

next