Il dado è tratto e la decisione presa: si va a Piazza San Giovanni, la piazza romana per eccellenza della sinistra italiana. Il No B. Day ha scelto: il corteo che chiederà le dimissioni di Silvio Berlusconi (“Deve dimettersi e difendersi, come ogni cittadino, davanti ai Tribunali della Repubblica per le accuse che gli vengono rivolte”) partirà come previsto da Piazza della Repubblica, ma non si concluderà a Piazza del Popolo – “è troppo piccola” dicono dall’organizzazione – ma nella piazza del Primo Maggio e dei Girotondi.

Il confronto con la mobilitazione animata da Nanni Moretti nel 2002 è inevitabile. “Le prenotazioni – dichiarò il regista a una settimana dall’evento – e i segnali che arrivano da tutta Italia ci hanno convinto che serviva un luogo più grande”. Anche la grande piazza dei Girotondi virò da Piazza del Popolo a Piazza San Giovanni. Solo che i girotondi, allora, avevano spalle più grosse: in piazza c’erano i banchetti del sindacato, mentre Piero Fassino, segretario Ds, dichiarò: “Cari amici sarò con voi a Piazza San Giovanni e con me saranno moltissimi iscritti, elettori e dirigenti Ds”.

Discorso diverso per il No Berlusconi Day, che non ha padri famosi se non la maschera di San Precario che ieri ha precisato su Facebook: “Ho saputo che all’Infedele di Gad Lerner mi hanno definito l’anonimo fondatore del No-B Day. Vorrei solo precisare che, tecnicamente, non sono anonimo ma semplicemente incorporeo (come tutti i santi del resto)”. Non hanno, i ragazzi del No B. Day, l’appoggio del Pd che pur esprimendo in molti casi simpatia rimane su posizioni ondivaghe: “Se non fossi presidente del Pd andrei in piazza” le parole di Rosy Bindi.

Non solo. Anche se la mobilitazione incassa l’adesione di importanti dirigenti della Cgil, Marigia Maulucci, Carlo Podda, Gianni Rinaldini e Nicola Nicolosi, il sindacato non si è mosso con la sua famosa macchina organizzativa che ha sempre garantito piazze piene. Netta comunque la presa di posizione degli esponenti Cgil: “L’alterazione dei rapporti tra i poteri dello Stato, il perenne conflitto tra esecutivo e magistratura, la proposta di legge sul processo breve, sono un attacco palese alla democrazia ed alla libertà di questo Paese. Tale attacco attraversa anche gli assetti economici e sociali”.

Gli organizzatori comunque vanno avanti per la loro strada. Sono forti dei numeri, assicurano che 700 autobus stanno scaldando i motori (“sono già pagati”) e che è pronto anche un traghetto dalla Sardegna e alcuni treni speciali dal Nord e dalla Sicilia. Ieri, inoltre, hanno incassato la copertura in diretta dell’evento da parte di RaiNews24 e SkyTg24. Ma loro denunciano “I telegiornali ci stanno oscurando” in un volantino distribuito ieri pomeriggio davanti alla sede Rai di Viale Mazzini: “Perchè ha più importanza un convegno di partito al quale partecipano 20 persone come capita continuamente che una manifestazione autorganizzata con già più di 300.000 aderenti?”. Chiedono un incontro a Masi: “Non è in palazzo” rispondono in portineria. Scende a parlare con loro Carlo Verna, del sindacato dei giornalisti Rai: “Sono disgustato di ciò che succede al Tg1” dice.

Almeno è sventato il Sì Berlusconi Day. L’avevano lanciato i due onorevoli Pdl Valducci e Stracquadanio sempre per il 5 dicembre, anche questo in piazza della Repubblica. Ora Valducci dice a Libero che l’evento è rimandato per “evitare problemi di ordine pubblico” dopo le minacce ricevute. Stracquadanio, invece, in tv ammette che la loro era “un’iniziativa dadaista”. Scherzetti da parlamentari che non turbano i No B. Day ormai usciti ufficialmente dal virtuale e in attesa del verdetto della Piazza. Di Piazza San Giovanni.

da Il Fatto Quotidiano del 2 dicembre 2009

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