di Belfagor

Dopo i celebri editoriali per rivendicare la censura sul caso Berlusconi-D’Addario e insultare i manifestanti per la libertà di stampa, ieri sera il manganello personale di Berlusconi, al secolo Augusto Minzolini, è tornato a parlare alla Nazione per conto terzi.

Ha sferrato – “senza contraddittorio”, come direbbero i suoi mandanti – un durissimo attacco al pm antimafia Ingroia, accusandolo di difendere la legalità e dunque di sovvertire la Costituzione. Alla quale Minzo è tanto affezionato: infatti spiega che i costituenti (cita il suo vecchio amico De Gasperi) “avevano previsto l’immunità parlamentare per assicurare l’equilibrio fra i poteri”. Poi purtroppo fu abolita in seguito a fantomatiche “operazioni mediatiche” dopo Tangentopoli: un “vulnus che va sanato” ripristinandola. Naturalmente non è vero niente: i costituenti non avevano stabilito alcuna immunità, ma l’autorizzazione a procedere per preservare i politici di opposizione da processi per reati “politici”, funzionali o di opinione, non certo per reati comuni. Il Parlamento ne abusò per bloccare processi per mafia e tangenti. Poi, a furor di popolo, la abolì.

È un peccato che nessuno possa raccontare la verità ai telespettatori del Tg1. Ma questo è il contraddittorio alla Scodinzolini: raccontare balle in beata solitudine.

da Il Fatto Quotidiano n°42 del 10 novembre 2009

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