Occupata l’azienda: "Siamo fantasmi"

di Beatrice Borromeo

Tre giorni fa i lavoratori di Agile, con mille e duecento lettere di licenziamento in mano, hanno occupato la sede romana della Omega. Il presidio è in via Giulio Vincenzo Bona, oltre il raccordo anulare, nel palazzo che ancora ha l’insegna di Eutelia sulle pareti. Dalle finestre pendono fantocci fatti da lenzuola e maschere bianche al posto del volto: "Fantasmi. Questo siamo. I fantasmi non si vedono e noi veniamo ignorati dalla politica, dai giornali, da tutti. Siamo trasparenti, soli".

I rappresentanti di Eutelia, in una lettera pubblicata da Il Fatto Quotidiano, avevano chiesto di essere lasciati fuori dai nostri articoli. "Non c’entriamo, la responsabilità di tutto è di Omega, che ha comprato da noi Agile e i suoi lavoratori".

Ma la gente di via Bona protesta soprattutto contro Eutelia, che li ha ceduti alla Omega per disfarsi di loro e, come ripetono gli impiegati, "per non pagare il trattamento di fine rapporto, per buttarci in mezzo alla strada senza neanche gli ammortizzatori sociali, illegalmente".

In questa storia entra anche l’istituto bancario Monte de’ Paschi di Siena: "Sicuramente la banca, cui Eutelia era debitrice per 25 milioni di euro, ha influito nella decisione di tagliare i costi. Perciò – spiega il segretario Fiom di Roma Gianni Feccia – hanno ceduto un intero ramo d’azienda alla Omega, risparmiando 54 milioni di euro di tfr".

Ci sono tante donne, nel presidio. Tutte con le giacche a vento, perchè c’è il sole ma fa freddo. Hanno in mano le carte che documentano i passaggi di società, sventolano i comunicati aziendali chiamandoli "pizzini". Dormono lì e non hanno alcuna intenzione di andarsene. Anche se raccontano che "alla Omega non interessa che occupiamo la società. Dà più fastidio a Eutelia, perchè il suo nome continua a uscire. Omega ha già deciso di fallire, così da non pagarci né gli stipendi arretrati né la liquidazione, anche se l’amministratore Claudio Marcello Massa ha avuto il coraggio di dire che si perdono commesse per colpa dei lavoratori". Gianni Feccia spiega così i timori di Eutelia: "Quando si cede un ramo d’azienda, e la società che lo acquista fallisce entro un anno, si rimette in discussione la cessione. Il problema rischia di tornare di competenza di Eutelia".

E aggiunge: "Se Omega ha tolto il peso di 2000 dipendenti da Eutelia, vuol dire che c’era un accordo. Sicuramente è stato fatto un grande favore, e noi crediamo sia stato ben retribuito". Proprio ieri la regione Puglia, importante cliente di Omega, ha revocato il contratto con questa motivazione: "Siamo costretti a questo passo per la consolidata assenza di una politica industriale, per la decisione del Gruppo Omega di licenziare la stragrande maggioranza dei suoi dipendenti. Da mesi l’attività è ferma, i lavoratori non vengono retribuiti, i clienti persi e dispersi, manca la volontà". Firmato, Michele Losappio e Loredana Capone, assessori al lavoro della Puglia.

Nel Gruppo Omega lavorano diecimila persone. Tutti rischiano il licenziamento e tutti sono altamente specializzati. Ecco cosa fanno negli immensi uffici del call center: assistenza, manutenzione, progettazione. "Siamo quelli che fanno funzionare internet" dicono in coro. "I nostri clienti – commenta Mauro, dipendente di Agile – sono importanti. Si parla di ministeri e regioni. Siamo stati noi a realizzare tutti i programmi informatici a supporto del trattato di Schengen".

Rivendicano una storia professionale trentennale, ricordano di aver gestito per 22 anni i sistemi informatici del ministero dei Trasporti. Raccontano di aver progettato le prime carte d’identità elettroniche. E ora chiedono che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta si faccia garante di un tavolo col governo, perchè "dei lavoratori non ci si può occupare solo in campagna elettorale".

Poi si rivolgono a Pier Luigi Bersani, neoeletto segretario del Partito democratico: "Dici sempre di essere nostro amico. Siamo diecimila persone che rischiano, vittime di manovre meschine, fatte sulla pelle di noi dipendenti e delle nostre famiglie. Vieni qui e fai qualcosa".

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