Pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice sul caso di Stefano Cucchi
di Sabrina Frassini

Stamane, quando ho comprato il giornale come ogni mattina ho provato a coprire con le mani la foto di Stefano pubblicata in prima pagina. L’ho fatto per non sentirmi male. Sono mamma di una bambina che tra poco compirà 4 anni e che ha un sorriso meraviglioso. Quel sorriso identificativo di una bambina solare e serena di quella serenità che, probabilmente, è propria unicamente della sua età. I miei pensieri sono andati alle foto di Stefano a 4 anni, al sorriso che doveva aver avuto ed a quello dei suoi genitori. Allora ho costretto i le mie mani a staccarsi da quella foto tremenda e, di conseguenza, i miei occhi a guardare. Così, come spesso accade quando guardiamo ciò che non vorremmo vedere, la nostra mente comincia a riflettere. Sono troppe le occasioni in cui decidiamo di non voler vedere, in cui ci convinciamo che “tanto certe cose a noi non succedono”. Ci diciamo allora che nostra figlia non sarà mai violentata perché siamo bravi ad insegnarle che non si deve vestire in quel modo provocatorio, che le torture documentate con tanto di foto e video alla caserma di Bolzaneto sono atti di altra natura, necessari per tenere a bada qualche pericoloso manifestante che avrebbe fatto meglio a stare chiuso in casa a farsi gli affari propri, (…), che le morti in ospedale sono roba da “Sud Italia”, (…), che le code per ricevere una prestazione dalle Asl non ci toccano perché abbiamo un amico medico e l’assicurazione aziendale. (…) E, giusto per concludere, chi dimostra di voler vedere è soltanto un movimentista, estremista, comunista e “terrorista”. Mentre ogni “parte politica” che decide di non vedere è moderata, liberista o riformista. Così ho guardato sul video del mio cellulare la foto sorridente della mia bambina, mi sono fatta coraggio ed ho girato la prima pagina, ho visto le altre foto ed ho pianto. Senza preoccuparmi della gente intorno a me che, comunque, si girava dall’altra parte fingendo di non vedere.

da Il Fatto Quotidiano n°34 del 31 ottobre 2009

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