Lunedì è cominciata la decima stagione del Grande Fratello. Quella di quest’anno è un’edizione monstre: dura cinque mesi e saranno una ventina i concorrenti coinvolti. Ogni anno, col ritorno del Gf, in televisione ritorna la stessa manfrina: “Chi non vorrebbe partecipare al reality?” la domanda (finto) retorica. Dalla blogsfera arriva però una storia diversa. La racconta un blogger ventiseienne molto noto in rete: Giovanni Fontana. Giovanni si è fatto conoscere raccontando sul suo blog distintisaluti una disavventura che gli è capitata nei territori occupati in Palestina.

La sua bicicletta legata con una catena alla transenna di un check point, venne fatta saltare in aria: si temeva fosse una bomba. Tornato in Italia, una sua iniziativa lo scorso luglio fece il giro del web. Nel mezzo dei dibattiti infuocati sull’allarme sicurezza, Giovanni si arma di un cartello “Parlo con chiunque di qualsiasi cosa” e rimane alcune ore in una piazza di Roma. Sono decine le persone che si fermano con lui. Lui racconta tutto sul blog, la storia gira in rete, compare sulle testate online e arriva al Tg3 . Di lì a poco al blogger arriva una telefonata: è un autore Endemol che lo chiama per il Grande Fratello: “Vorremmo incontrarti, sei inorridito o incuriosito?” gli chiede.

Giovanni, che ha “parlato con chiunque”, va all’incontro. Gli autori sono interessati, gli dicono che potrebbe saltare le normali selezioni . Una “grande occasione” si direbbe in qualche salotto tv del pomeriggio. Lui non è convinto e quando legge un foglio da firmare “tutto incentrato sulla parola immagine’”, si decide. La sua ragazza lo sta aspettando fuori, lui ringrazia: “non mi interessa”.

Ieri racconta tutta la vicenda sul blog: “Non ho niente contro chi va a fare il Grande Fratello, però a me sembrava un prezzo troppo alto da pagare”. “Mi si chiedeva di cedere i diritti della mia immagine” precisa al telefono. “Era come andare a pulire i cessi, finché posso, evito di farlo”. A breve Giovanni andrà in Burkina Faso con la Ong per la quale lavora. C’è da chiedersi se sia l’unico italiano a ragionare così: non è che in Italia i suoi simili, soprattutto giovani, sono molti di più di quanto la tv voglia farci credere?

da Il Fatto Quotidiano n°31 del 28 ottobre 2009

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