Piero Marrazzo si deve dimettere. Peccato: non governava male. Ma deve andarsene: la patetica manfrina dell’”autosospensione” in vista di un “percorso” che porterà chissà quando al passo d’addio è imbarazzante per tutti, ma soprattutto per lui, chiuso nel freezer in versione Findus. Se ha ceduto al ricatto anziché denunciare l’estorsione, non può più ricoprire una carica pubblica. Il fatto poi che sia stato ricattato per mesi getta un’ombra sul suo governo passato e anche su quello futuro. Ma l’unica cosa che non si può (più) dire è che sia sotto ricatto, ora che questo è stato smascherato e i suoi autori arrestati. E infatti è proprio quel che scrive Pierluigi Battista, sedicente “terzista”, sul Corriere della sera: “Un governatore sotto ricatto è politicamente dimezzato e azzoppato, impossibilitato a svolgere con serenità e responsabilità istituzionale le funzioni che gli sono proprie”. Solennissima sciocchezza: visto che i ricattatori sono in galera, il ricatto non c’è più. Ma è comunque consolante che il Battista, alla sua età, sia riuscito finalmente a chiedere le dimissioni di un politico coinvolto in uno scandalo, sia pur con la penna intinta nella vaselina cerchiobottista, anzi cerchiobattista (“Marrazzo deve valutare se fare un passo indietro non sia l’unico gesto pieno di dignità…”).

Purtroppo non l’ha mai chiesto per Silvio Berlusconi. Anzi, il Battista e il Corriere han sempre detto il contrario: gli scandali non devono impedire al premier di “andare avanti” e i giornali che chiedono le sue dimissioni, o qualche risposta alle domande, “organizzano campagne” e “alimentano lo scontro”. Poco importa se quegli scandali rendevano e rendono tuttora il Cavaliere ricattabile e forse ricattato. Se Mills sa di aver preso 600 mila dollari da “Mr.B.”; se Dell’Utri conosce tanti altarini e li tiene per sè, così come Previti e tanti altri complici; se Provenzano gli scriveva lettere d’amore e minacce; se Vito Ciancimino lo avvertiva dal carcere “Se passa molto tempo sarò costretto a uscire dal mio riserbo che dura da anni…”; se Gaspare Spatuzza parla di lui dopo anni di silenzio e racconta che nel ’93 i Graviano minacciavano di “parlare” se qualcuno non fosse entrato in politica; se la D’Addario e interi plotoni di “ragazze” più o meno a tassametro andavano e venivano dalle sue case e/o dalle sue alcove, armate di registratori e telefonini con videocamera; se Saccà doveva piazzarne alcune a Raifiction perché questa o quella “sta diventando pericolosa”, cioè ha iniziato a parlare; ecco, se centinaia di persone conoscono fatti tali da poter rovinare la reputazione del presidente del Consiglio, o quel che ne resta, e per vicende un po’ più gravi di qualche vizietto privato, forse è il caso di pretendere “un passo indietro” anche da lui perché “politicamente dimezzato e azzoppato, impossibilitato a svolgere con serenità e responsabilità istituzionale le funzioni che gli sono proprie”. Invece il Pompiere della Sera, insieme al capo dello Stato e ad altri estintori umani, chiede alle opposizioni di sedersi al tavolo con lui per riformare addirittura la Giustizia e la Costituzione. Cade così l’ultimo velo dalle ipocrisie dei “terzisti”. Chi invoca le dimissioni di Marrazzo, ma non di Berlusconi, non è un terzista. E’ un berlusconiano travestito.

da Il Fatto Quotidiano n°29 del 25 ottobre 2009

 

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