Ogni tanto, molto raramente, per la verità, c’è qualcuno che risponde al Cavaliere come si merita. Ieri, a Porta a Porta, di fronte all’ultima trucidata berlusconiana (“Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente…”). Rosy Bindi ha sistemato il premier con una battuta folgorante, una di quelle a strappapelle, da toscana tosta quale lei è: “Presidente, io non sono una donna a sua disposizione”. Pensa te: in una riga, la Bindi ha detto più di tutti gli altri dirigenti del Pd in tre mesi.

In quel rifiuto “di disponibilità” c’è la spiegazione del perchè il cosiddetto gossip su Papi non è gossip, ma una questione politica. E poi, anche la prova che si può non cedere sempre il fianco alla dittatura del politicamente scorretto di cui il berlusconismo si fa forza, non rispondere come amebe a quelli che giocano a chi ce l’ha più lungo nei talk show.

Si può rispondere a tono, e spiegare allo stesso tempo che l’ideologia dell'”escortismo” rischia di infilarsi nel sangue di questo paese, di diventare una sorta di sottointeso, un postulato non discutibile. Detto questo, l’indisponibilità della Bindi è diventata anche un bengala sulla disponibilità del gran maestro di casa. Avendo visto pochi giorni fa un Vespa quasi rabbioso che si scagliava, in duetto con La Russa, contro il povero Pierluigi Odifreddi, reo di aver infangato, con una sua opinione, l’icona sacrale del premier (“Ma cosa sta dicendo!? Ma come si permette!?”).

Sono rimasto a dir poco stupito, quindi, della sua supinità alle battute da caserma del premier. Non perchè speravo che non le condividesse. Ma perchè ero convinto che ogni tanto Vespa si ricordasse di far finta di. Invece, ieri, anche lo spettro dell’imparzialità è svanito. Bruno è maschio. Ma spesso terribilmente orizzontale. E sempre disponibilissimo, lui.

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