Nella terza città d’Italia, faticosamente uscita dal disastro rifiuti, c’è una forma di riciclo che al contrario della raccolta differenziata ha sempre funzionato benissimo. E’ il riciclo dei politici. A Napoli una volta saliti sulla giostra guidata dal governatore Antonio Bassolino (Pd) e dalla sindaca Rosa Russo Iervolino (Pd) è quasi impossibile, poi, restare a piedi. Una poltrona, un incarico, una nomina, una consulenza, si recuperano sempre. Anche se sei stato bocciato dall’elettorato. Anche se sei finito sotto inchiesta. Anche se ti hanno arrestato. Anche se hai dichiarato di volerti ritirare dalla politica. A ricordarcelo è la recentissima vicenda di chi riesce a cumulare tutte queste circostanze e nonostante ciò sta per essere nominato direttore dello Stoà, l´Istituto di studi per la direzione e gestione di impresa, nel quale il Comune di Napoli detiene una quota importante. Si tratta dell’esponente del Pd Enrico Cardillo, docente universitario di Pianificazione Territoriale alla Facoltà di Architettura della Federico II, primo dei non eletti alla Camera alle elezioni politiche nel 2006 nella lista dell’Ulivo, quindi potentissimo vice sindaco di Napoli con delega al Bilancio, finito a dicembre agli arresti domiciliari e ora sotto processo per concorso in turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta sul sistema Romeo, l’immobiliarista accusato di manovrare a proprio piacimento politici e funzionari pubblici per aggiudicarsi gli appalti napoletani.

Una ventina di giorni prima di essere arrestato, mentre trapelavano indiscrezioni sull’imminente tintinnio di manette, Cardillo si dimise all’improvviso dalla giunta Iervolino affermando di volersi ritirare alla politica per dedicarsi a tempo pieno all’attività universitaria: “Trovo sgradevole che qualcuno voglia legare le mie dimissioni alla vicenda giudiziaria. Questa decisione è molto datata nel tempo e c’entra niente”. E chi pensa diversamente fa peccato.

Oggi, forte di questo curriculum e di un processo che lo vede imputato perché, scrivono i pm, “consapevolmente forniva a Romeo Alfredo e ai suoi collaboratori, violando in tal modo il segreto di ufficio o agevolando la conoscenza dello stesso, informazioni riservate aventi a oggetto le procedure relative agli appalti pubblici di interesse delle imprese del medesimo…; influenzava, nell’esclusivo interesse del gruppo Romeo, le linee programmatiche del Comune e della Provincia di Napoli e della Regione Campania in materia di appalti di servizi pubblici aventi a oggetto l’edilizia scolastica e la manutenzione delle strade cittadine”, Cardillo sta per riconquistare il posto al sole che spetta di diritto a chi si è seduto nelle giunte napoletane e poi, causa incidenti politici o di altro tipo, è stato costretto a uscirne. E con la benedizione della Iervolino: “Non ci vedo proprio nulla di male. Fino a prova contraria, secondo quanto sancisce la Costituzione, una persona è colpevole solo quando c´è una sentenza passata in giudicato e Cardillo non ha subìto condanne”.

L’elenco dei politici campani riciclati nel mondo delle società pubbliche o in incarichi di staff è lungo, e il nostro è un elenco solo parziale e puramente indicativo di un fenomeno che affonda le radici nel tempo. Prendiamo la giunta regionale Bassolino del 2005, al termine del primo mandato. I Ds non vogliono ‘prendersi in quota’ la conferma dell’assessore uscente Luigi Nicolais, ricercatore di fama internazionale e unanimemente riconosciuto come uno dei migliori tecnici prestati alla politica campana. Bassolino rinuncia a rinominarlo, ma ci mette poche settimane a procurargli un incarico di Presidente di Città della Scienza, agenzia a partecipazione interamente regionale. Un anno dopo Nicolais entrerà nel governo Prodi come ministro della Funzione Pubblica. Nel 2005 resta a piedi anche l’assessore uscente alle Attività Produttive, il casertano Gianfranco Alois. Fallito il tentativo dei Ds di farlo eleggere sindaco di Caserta – avrà la meglio Nicodemo Petteruti – Alois viene nominato alla guida dell’Agenzia Sviluppo Campania (Asc), una società di marketing a partecipazione interamente pubblica che secondo l’autore de ‘La Casta’ Sergio Rizzo “era stata messa in piedi per trovargli un posto”. L’Asc produrrà poco o nulla e nel 2007 verrà assorbita in un’altra partecipata.

Nel febbraio 2008 l’assessore regionale al Welfare, l’irpina Rosetta D’Amelio, vuole candidarsi al Parlamento nel Pd e, come gli altri colleghi di giunta con identica ambizione, si dimette in attesa dell’investitura. Investitura che però a sorpresa non arriverà, per molteplici ragioni, geopolitiche e non solo. Ma la D’Amelio rimarrà a spasso solo pochi mesi. A giugno diventerà amministratore unico dell’Air, azienda di trasporti irpina controllata dalla Regione Campania che assicura il collegamento tra Avellino e altri novantasei comuni. La nomina di una sociologa alla guida di un’azienda di trasporti induce il capogruppo di An Franco D’Ercole a parlare di “mercimonio delle aziende regionali” e di “poltrona regalata a un’amica di Bassolino rimasta appiedata”. Lei si difenderà ricordando i buoni risultati ottenuti in giunta e da sindaco di Lioni.

Al Comune di Napoli il sistema è identico. Nel 2006, quando la Iervolino vara la giunta del secondo mandato, avviene uno ‘scambio’ con Bagnoli Futura spa: il vice sindaco uscente Rocco Papa ne diventa presidente. E il presidente uscente, il bassoliniano Tino Santangelo, diventa vice sindaco al suo posto. Entra nel Cda di Bagnoli Futura anche l’assessore uscente Casimiro Monti. Occupa il posto in quota Verdi, casella libera per l’elezione a deputato della vice presidente Grazia Francescato.

Nel maggio 2008 la Iervolino effettua un rimpasto nell’esecutivo e uno di quelli che ne fa le spese è il focolarino Giuseppe Gambale. Ma l’ex parlamentare della Rete, esponente Pd della corrente guidata dal consigliere regionale Pasquale Sommese e dal deputato ex demitiano Bruno Cesario, non resta a mani vuote. Il sindaco lo nomina nello staff e gli affida il compito di curare i rapporti tra i Comuni e l’Anci.

Anche Gambale finirà arrestato nell’ambito dell’inchiesta Romeo. La Iervolino, a domanda dei pm, spiegherà di aver proceduto al rimpasto di primavera “per innalzare il livello morale e professionale della giunta”. Frase illuminante. Con l’esecutivo decimato dal lavoro della Procura di Napoli, la Iervolino nel gennaio 2009 è costretta a fare un altro rimpasto. Resta fuori il bassoliniano Gennaro Mola. Ma non c’è problema. Il sindaco lo ripesca affidandogli l’incarico “rapporti con l’Anci” rimasto vacante per l’arresto di Gambale. Dalla giostra non si scende. E non ne scendono nemmeno i politici che escono da altre amministrazioni, purché vicini a Bassolino. Così, il dalemian-bassoliniano Guglielmo Allodi, per nove anni assessore al Bilancio della Provincia di Napoli, pochi giorni dopo la vittoria del centrodestra alle provinciali diventa capo della segreteria politica del Governatore. Ruolo rimasto vacante per la promozione del bassoliniano Gianfranco Nappi, ex segretario regionale dei Ds, ad assessore regionale all’Agricoltura. E già si vocifera di una scialuppa di salvataggio per altri due ex amministratori provinciali di fede bassoliniana, Angela Cortese e Dino Di Palma. Per la prima, assessore uscente all’Istruzione, sarebbe pronto un posto di capo staff nell’assessorato regionale. Per il secondo, presidente uscente e non ricandidato, si prospetta una nomina alla guida della municipalizzata dei trasporti, l’Anm (Azienda Napoletana Mobilità Spa).

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