Dice al Corriere della Sera l’ex segretario del Pd Walter Veltroni che desidera far parte della commissione Antimafia perché «non si può accettare passivamente di vivere in un Paese in cui le mafie hanno un potere sempre più invadente, Saviano vive braccato, i camorristi sparano per strada. Assurdo che in Italia si parli d’altro».
Verrebbe da aggiungere che è altrettanto assurdo che il Pd abbia candidato alle europee la coraggiosa cronista Rosaria Capacchione, che vive sotto scorta per le minacce della camorra, per poi abbandonarla al suo destino e non farla eleggere, triturata nella guerra tra i cacicchi. E che non si può accettare passivamente che un partito utilizzi un simbolo antimafia come Rosaria per far votare ed eleggere i discepoli di Bassolino e di una stagione di malagestione da archiviare al più presto.
La sua vicenda, finita nel dimenticatoio, è la prova che nel Pd di Veltroni e Franceschini esiste una distanza siderale tra le chiacchiere al vento di un’intervista e i comportamenti concreti.
E’ Dario Franceschini a volere la Capacchione in lista. Assicurandole il pieno sostegno, politico e finanziario, del Pd. La Capacchione, che vive di stipendio, abita in un appartamento popolare, non ha la notorietà di Saviano e non si è mai candidata a nulla, ci crede. Ci casca. Accetta. Non sa che di lì a poco diventerà, per usare le parole di Luigi De Magistris, lo “specchietto per le allodole” di un partito che in Campania, sulla questione morale e della legalità in politica, ha un atteggiamento quantomeno ambiguo.
Succederanno cose strane. D’Alema invita le truppe di Red «a votare Lavarra in Puglia e la Capacchione in Campania». Mah. Franceschini non inserisce il nome della Capacchione tra quelli da invitare nei talk show politici, preferendole la Serracchiani. Il Pd campano affianca a Rosaria un coordinatore politico vicino a Nicolais – e quindi a Veltroni – che invece di riempirle l’agenda di appuntamenti, li depenna a uno a uno con le motivazioni più disparate. Ben presto costui viene allontanato dal comitato, ma si sprecano giorni preziosi. Nel frattempo latitano i promessi aiuti economici del partito per manifesti e facsimili. Arriveranno a campagna quasi conclusa, dopo che la Capacchione si è dissanguata con un mutuo sulla busta paga.

A fine maggio il circolo locale del Pd impedisce alla Capacchione di organizzare a Casal di Principe, la capitale di Gomorra, la presentazione del “Manifesto per un’Antimafia Europea”, una serie di proposte per snellire le procedure di confisca all’estero dei capitali mafiosi. Il segretario casertano del Pd, Enzo Iodice, recentemente riconfermato dalla giunta Bassolino alla guida dell’ente provinciale turismo di Caserta, non sanziona i democrat casalesi e si limita a parole di circostanza.

Nelle urne la Capacchione raccoglie 73mila voti. Tantissimi. Non abbastanza per essere eletta. In Campania ben tre candidati napoletani ne raccolgono di più, uno diventa eurodeputato. Provengono tutti dalla maggioranza di Bassolino.

Il commento migliore è quello del parlamentare Pd Andrea Sarubbi: «Quando il Pd sceglie di candidare al sud una giornalista minacciata dalla camorra per dare un segnale forte di legalità, non può poi pretendere che i voti arrivino tutti da soli: tanto più che, se non sei un volto televisivo, quando la gente ti vede sui manifesti neppure ti riconosce. I 73 mila voti di Rosaria sono (quasi) tutti suoi; ma per essere eletti al Sud, e questo il Pd non poteva non saperlo, non ne bastavano neppure 110 mila. Come si poteva pensare che una rappresentante della società civile, al di fuori di ogni meccanismo organizzato, ci arrivasse da sola?».

Domanda che il Corriere della Sera non ha fatto a Veltroni: quale segnale di lotta alla camorra ha dato il Pd facendo sbranare la Capacchione dai capibastone di Franceschini e Bassolino? La risposta l’ha già data il settimanale ‘Oggi’, titolando: «Stop a donna coraggio, la camorra ringrazia».

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