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Elefante, il vero re della savana

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Non so se vi è mai capitato di trovarvi davanti alla carica di un elefante africano arrabbiato. O semplicemente seccato. Questa cosa immensa, grande come un paio di furgoni da consegna del latte nei quartieri americani, solo che è di colore scuro, che spalanca le orecchie grandi come portiere, alza proboscide e zanne, barrisce come la sirena di un allarme urbano e si dirige verso di voi facendo più polvere possibile. Perché solitamente non sta su una strada asfaltata. Passetti corti e rapidi, perché un elefante non sa correre, come si intende di solito il correre. Non galoppa, cammina semplicemente più svelto senza modificare la sua buffa andatura. Non sa neppure saltare. Però avanza veloce, più veloce del previsto, la testa che ciondola, il collo che ondeggia. E sempre queste orecchie spalancate che lo fanno ancora più immenso. Avanza un po’, poi si ferma. Piccoli attacchi, una ventina di metri. Poi ancora fermo. Poi di nuovo.

Da questa parte i casi in cui ci si trova sono due. O sei su una Land Rover da Safari con un autista esperto che sa il fatto suo e non fa una piega e, anzi, si mette a caricare anche lui come se la jeep fosse un animale giusto per non mostrare di avere paura. (Cosa che mi è accaduta, un "duello" su un sentiero nella savana, ci è andata bene perché era un elefante giovane e inesperto, ma non si deve osare troppo). E allora è un timore contenuto. O sei a piedi, in quelli che si chiamano safari a piedi. E allora se te lo trovi davanti non è solo adrenalina.

E’ terrore. Perché fino a quel momento li avevi sempre visti abbastanza da lontano, gli elefanti. Lenti e paciosi, muoversi in piccoli branchi, le femmine adulte davanti che seguono la matriarca (la società degli elefanti è più avanzata della nostra, lascia il potere elle femmine), i piccoli in mezzo tra le gambe dei grandi. Oppure solitari, come fanno di solito i maschi adulti che non stanno più in branco se non nel periodo dell’accoppiamento, al fresco di un albero. O tranquilli con le proboscidi ficcate dentro una pozza all’abbeverata. Perfino a farsi il bagno sguazzando come bambini. Un maschio immenso e arrabbiato pochi metri davanti… Non vedi gli occhi, perché sono piccoli, ma li immagini iniettati di sangue, cattivi e feroci.

In realtà non è così. Ma non ha bisogno di essere cattivo l’elefante. Non c’è animale nel suo habitat che lo possa intimorire. Solo quando è cucciolo rischia qualcosa con le iene o con qualche leonessa affamata. Anche se di solito sono meglio le gazzelle per i predatori. Una volta adulto non deve temere nessuno. Se non i bracconieri. Figurarsi un minuscolo moscerino come un uomo a piedi. Anche le sue cariche sono finte. Giusto per levarsi un fastidio. Che gli costa? Un barrito, una sventolata di orecchie e si levano tutti di torno. Quasi un gioco. Non ne ho mai vista una portata a termine. Non serve, scappano tutti. Ed è esattamente la cosa da fare.Se qualche elefante fa disastri, che so, buttare giù una capanna, devastare un accampamento, è perché è distratto. E grosso come due furgoni del latte. Non ha le mezze misure. O ti carica "benevolmente" perchè ci vede poco e lo hai semplicemente seccato durante la sua siesta perenne, oppure se ne sta lontano. Non è come i leoni e le leonesse, per dire di animali pericolosi, che ti pascolano intorno alla jeep come caprette ignorandoti bellamente. L’elefante o è vicinissimo, troppo, o è lontano. Per questo ti affascina più di tutti gli altri animali. Devi preoccuparti quando gli orecchioni grandi come un quarto del corpo, li tira indietro e abbassa la proboscide. Ha smesso di tentare di spaventarti, visto che non ti spaventi e continui a stare lì come un idiota e ha deciso di livellarti a quota terreno.

Ma non ha bisogno di essere cattivo l’elefante. Non c’è animale nel suo habitat che lo possa intimorire.
Elefante, il vero re della savana