Terrorismo, il problema non è certo il burkini

18 Agosto 2016

Fare il bagno con un bikini di due taglie più piccolo va bene; farlo con un leggero velo che copre tutto il corpo no; però se lo si fa con una muta da sub integrale completa di cappuccio, allora si può. La stupidità non ha limiti e i sindaci di Cannes e Villeneuve-Loubet ne (spalleggiati dal premier Valls) sono un esempio indiscutibile. Hanno vietato l’accesso alle spiagge e ai bagni “alle persone che non hanno una tenuta corretta, rispettosa del buon costume e della laicità, che rispetti le regole d’igiene e di sicurezza”. Si tratta del “burkini”, appunto, un costume da bagno inventato per le donne che non vogliono esibire il loro corpo. Che poi queste siano tutte musulmane dovrebbe essere irrilevante, anche perché una tenuta del genere potrebbe diventare di moda (vi immaginate il costo di un costume del genere fatto di stoffe preziose e sapientemente drappeggiate sul corpo?). Ma i sindaci in questione la considerano “una tenuta ostentata che fa riferimento a un’adesione a dei movimenti terroristi che ci fanno la guerra”. Puro Trump pensiero (per quanto incompatibile sia l’accostamento): i terroristi sono musulmani, i musulmani ci fanno la guerra; il burkini è musulmano, le donne che indossano il burkini ci fanno la guerra. Lo dicevo che erano stupidi.

Se si può parlare seriamente di cose non serie, questo episodio dimostra quanto grave sia il danno che ci stanno facendo i terroristi musulmani. La più grande conquista culturale e politica dell’Occidente è lo Stato laico. Che significa, tra l’altro, rispetto e tolleranza per tutte le religioni. Sempre che, naturalmente, siano professate nel rispetto e nella tolleranza delle altre. In effetti ciò è piuttosto difficile poiché ogni religione ha in sé i germi della violenza: “Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me”. Si capisce che, con un principio del genere, la tolleranza verso gli “infedeli” (quelli che non riconoscono e adorano il “vero e unico” Dio) è virtù difficile da praticare. Da qui i genocidi commessi dai cristiani in passato, dai musulmani oggi e da chissà quante altre religioni in futuro.

Lo Stato laico dovrebbe imporre la tolleranza. Anche con la forza; che, essendo forza della legge, dovrebbe essere esercitata verso chiunque, senza distinzione ideologica o religiosa. E qui nasce il problema poiché la reazione occidentale all’aggressione islamica si attesta sui due estremi: la repressione stupida, di cui la guerra al “burkini” è l’esempio, e l’auto flagellazione, il costante richiamo alla mancata integrazione dei migranti musulmani e alla colpevole indifferenza europea che li relega nelle banlieues, incubatrici di violenza che quasi viene giustificata come inevitabile reazione alla povertà e all’abbandono.

Lo Stato laico deve essere tollerante ma non imbelle. I musulmani hanno diritto a costruire le loro moschee (con i loro soldi e sui loro terreni), a pregare il loro Dio e a vestirsi come vogliono, in città e al mare. Ma, considerato l’innegabile contesto di violenza che essi esprimono in questo momento storico (non ogni musulmano ma con l’acquiescenza e spesso il compiacimento di molti) devono anche essere oggetto di sorveglianza speciale. Per esempio, in ogni moschea o luogo di riunione, infiltrati di polizia documentino incitazioni all’odio e alla violenza; e l’imam o l’attivista troppo entusiasta lo si imprigioni (niente espulsione, non serve, tornano). Insomma le donne musulmane nuotino con il “burkini”, non ce ne importa niente. Ma i musulmani che fomentano il terrorismo siano messi in condizione di non fare danni.

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