Elezioni, perdere divisi o uniti? Il dilemma a sinistra

10 Novembre 2017

I risultati in Sicilia pongono il centrosinistra di fronte a un bivio: andare di nuovo divisi e perdere o perdere uniti? Alla prima ipotesi lavorano di concerto da un lato gli anti-renziani più accaniti come D’Alema e Bersani e dall’altro Matteo Renzi. D’Alema gioca d’astuzia. Essendo il più intelligente, sa di essere considerato invotabile dalla stragrande maggioranza degli elettori e per questo non si autoproclama leader della coalizione a sinistra del Pd ma auotoproclama leader della medesima chiunque rompa con Renzi e voglia allearsi col partito di Renzi.

Nell’ordine: Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano. Era il candidato perfetto per guidare il fronte anti-renziano di chi ha votato No al referendum poiché al referendum ha votato Sì, dimostrando così di apprezzare le riforme renziane ma non Renzi, esattamente come Bersani, Speranza e i tanti altri anti-renziani che hanno votato il Jobs act di Renzi e gli altri provvedimenti del governo Renzi. L’ipotesi è tramontata poiché tra il 99,2% degli elettori contrari alla candidatura di Pisapia risulta esserci lo stesso Pisapia. Mdp si è quindi orientata su Pietro Grasso, candidato ideale per guidare il polo alternativo al Pd poiché fino a ieri era del Pd. Un’idea di Nichi Vendola, tornato in campo perché “la politica – dice – è una malattia dalla quale non si guarisce”. Dunque, prova con l’omeopatia.

Quanto ai renziani, dopo il voto in Sicilia, hanno ammesso la sconfitta degli altri. Il Pd è spaccato sull’analisi: c’è chi dice che serviva un nome più noto e chi dice che invece andava benissimo “coso”, ma Renzi non si cura delle divisioni né dello scherno di Di Maio, che ha cancellato il confronto tv col segretario Pd perché non vuole rischiare di essere l’unico a perdere contro di lui. Né si preoccupa di Berlusconi, per il quale “Renzi non è un avversario credibile” (è più credibile come alleato). Punta a riconquistare gli elettori promettendo il Ponte sullo Stretto e il taglio dei vitalizi già promessi da Berlusconi e da Grillo fedele al motto “Se non puoi batterli, perdi”.

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