In viaggio

Il Consolato è sparito. La dura avventura dell’italiano all’estero

Per risparmiare, il ministero degli Esteri ha chiuso 40 sedi nel giro di dieci anni. Non solo nei luoghi sperduti: da Amsterdam a Santo Domingo, ecco cosa deve affrontare il turista in cerca di aiuto

Di Carlo Trobia
5 Agosto 2016

Avvertenza per chi sta per partire. Sappiate che il ministero degli Esteri da tempo sta cercando di tagliare e ridistribuire i propri costi. In dieci anni ha chiuso oltre 40 sedi, di cui 36 consolari, per avere un bilancio allo stesso livello del 2004, ma con 716 milioni a bilancio per interventi nella “cooperazione internazionale” di cui si legge spesso, non sempre bene, sui giornali.

Poniamo il caso che siate in viaggio e perdiate soldi o documenti. Un consolato potrebbe provvedere all’emergenza. Basta che ci sia. Per capire che succede nella realtà, basta pensare ad Amsterdam dove, nel 2014, è stato chiuso il Consolato generale e aperta una Cancelleria consolare con funzioni e personale analoghi, ma alla periferia de L’Aja. Amsterdam è una delle capitali europee più raggiunte dal turismo italiano, l’ente del turismo olandese riporta una media di 30 mila italiani al mese con picchi di oltre il doppio in estate. Se un turista su mille dovesse avere dei problemi, sarebbero 30 problemi al mese, uno al giorno. Il numero per le emergenze si può contattare “fino alle 21”, oltre quell’orario bisogna rivolgersi alla polizia olandese. Se un italiano in centro ad Amsterdam perdesse soldi e documenti e riuscisse comunque a chiamare la sede per chiedere assistenza, si vedrebbe rispondere di recarsi nella cancelleria, a 60 km di distanza, circa 130 euro di taxi e due ore di strada. Oppure potrebbe prendere un tram, andare alla stazione, prendere il treno, quindi un autobus ed infine camminare un po’ per arrivare in un ufficio che è comunque aperto al pubblico tre ore la mattina e, in aggiunta, anche due ore il pomeriggio del mercoledì. L’ex consolato – pensate – distava 15 minuti a piedi dal centro.

Non va meglio a Santo Domingo: l’ambasciata ha chiuso e molte competenze sono state trasferite a Panama. Pratico, per chi ha un jet privato. Chiuso anche Manchester e idem Bastia, nella turistica Corsica. Chiuso anche a Newark, nel New Jersey, Stato in cui la popolazione d’origine italiana si stima intorno a un milione e mezzo e i residenti sono decine di migliaia: adesso anche loro dovranno fare riferimento a New York con il comodo ufficio a Park Avenue, già sotto pressione per residenti e turisti in visita nella città che non dorme mai. L’ex consolato generale di Amburgo, di proprietà demaniale, è stato chiuso tra le proteste ed è vuoto da oltre 5 anni: chissà se farà la stessa fine di altre sedi demaniali inutilizzate e poi svendute perché si trovavano in pessime condizioni. Non certo quelle della villa in cui risiede l’ambasciatore Onu a Ginevra: 22 mila euro d’affitto, al mese. I problemi non spariscono se non siete in vacanza, ma fuori dall’Italia ci vivete: per i residenti all’estero la procedura di rinnovo del passaporto prende in genere due o tre mesi a causa dell’organico ridotto e della scarsa propensione al lavoro straordinario (comprensibile, viste le cifre che i dipendenti del ministero in missione all’estero guadagnano con l’orario base). L’informatizzazione di parte della procedura di rinnovo del passaporto, invece che aiutare, ha aggiunto la beffa al danno. Bisogna cogliere l’attimo: le prenotazioni si fanno da mezzanotte a mezzanotte e cinque minuti, momento in cui di solito si esauriscono i posti disponibili.

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