Le origini -

Bitcoin, la criptovaluta continua a correre. Il boom della web-moneta tra fede e scetticismo

Creati nel 2009 da un ‘fantasma’ del web chiamato Nakamoto, oggi in Italia i Bitcoin si comprano anche in bancomat appositi (ce ne sono tre). E si moltiplicano i siti per il trading

Di Virginia Della Sala
20 Settembre 2017

Dimenticarsi di avere dei Bitcoin, può riservare delle sorprese: dopo un paio d’anni il loro valore potrebbe essersi triplicato, oppure ridotto a un terzo. Dicembre 2015. Il Fatto pubblica un’inchiesta sulla darknet: droga, armi, pedofilia ma anche idee, principi, difesa dell’anonimato. Per sperimentare i mercati di questa parte nascosta della Rete, avevamo acquistato dei Bitcoin, una moneta virtuale creata nel 2009 da un anonimo che si fa chiamare Satoshi Nakamoto e diventata in pochi anni un sistema di pagamento online. Si regge su una rete di potenti computer che ne costituiscono “i nodi” e che al tempo stesso la producono. Inoltre, ricorre alla crittografia (da cui la definizione di criptovaluta) per rendere il sistema sicuro e affidabile. Ne erano avanzati per un valore di circa 30 euro, conservati in un wallet, un portafoglio virtuale creato su un sito che si chiama Blockchain (come la tecnologia che sta dietro il sistema Bitcoin) protetto da credenziali di accesso. A luglio 2017, quei Bitcoin valevano circa 90 euro: triplicati.

Il picco. A inizio settembre, Bitcoin tocca per la prima volta quota 5mila dollari. Tutti comprano e più comprano, più il valore sale. Le opzioni sono diverse: si possono tenere fermi, come un bene rifugio; si possono usare per acquistare da chi li accetta oppure si può fare trading e speculare.

L’acquisto. La prima volta li abbiamo comprati da un utente online. Gli abbiamo fatto diverse ricariche postepay, ma non abbiamo mai conosciuto la sua identità. Stavolta, tramite un gruppo di Facebook, ci accordiamo con un ragazzo. Lo incontriamo in un bar di Roma: gli diamo i soldi in contanti e lui trasferisce i Bitcoin dal suo al nostro portafoglio.

Gli Atm. Esistono anche bancomat di Bitcoin. In Italia ce ne sono tre: Torino, Firenze e Milano. Presto dovrebbe arrivare anche a Roma. A idearli, installarli e gestirli è Federico Pecoraro, 33 anni e imprenditore anche nel campo delle sigarette elettroniche. Il funzionamento: ci si registra con numero di telefono, una one time password che verifica l’utilizzatore dell’Atm, la scansione del documento d’identità e il riconoscimento biometrico con un selfie. Il processo di registrazione dura 30 minuti, dopo si è abilitati. Si possono acquistare Bitcoin con un minimo di dieci euro. Nelle prossime settimane, l’Atm permetterà di comprare anche Ethereum, un altro tipo di criptovaluta tra le più diffuse dopo Bitcoin.

Passioni. Pecoraro ha conosciuto i Bitcoin attraverso Magic, un gioco di ruolo. Servivano per acquistare alcune carte. Solo in seguito ha pensato agli Atm. Il programma e la tecnologia sono stati sviluppati con altri appassionati di Bitcoin. Qui conta quasi 5mila clienti, le commissioni si aggirano tra il 7 e il 9%. Ma in Italia nessuno ha investito su questa tecnologia, i giovani più talentuosi hanno già lasciato il Paese e anche Federico sta iniziando a pensare di andare all’estero.

Il trading. Per far fruttare i Bitcoin ci sono invece le piattaforme di exchange per criptovalute. The Rock Trading è italiana. Si compra e si vende. Ci si iscrive, si trasferiscono i Bitcoin e si opera coi cambi. Euro – Bitcoin, Bitcoin – Dollari, Litecoin, Ethereum e altre criptovalute. Gli utenti “verificati” possono effettuare depositi e prelievi in euro sul proprio conto in banca. Ci verifichiamo: dobbiamo caricare sulla piattaforma una copia del documento d’identità e la prova di residenza (va bene anche una bolletta). I primi documenti che inviamo vengono rigettati: le bollette sono datate. La seconda volta ci viene fatto notare che la scansione è di una carta di identità smarrita e denunciata. “Ci dispiace – dicono – non possiamo autorizzare le movimentazioni bancarie”. Dobbiamo ricaricare la scansione del documento regolare insieme a un selfie: in mano, un cartello con una frase indicata da loro. La commissione base è dello 0,2%, i canali Telegram di assistenza (italiano e inglese) sono sempre attivi. A giugno, la piattaforma cercava nuovi collaboratori: le richieste di iscrizione erano così tante che hanno dovuto congelare le verifiche.

Le sedi.La sede di The Rock è a Malta. “Nasce nel 2007 – spiega Andrea Medri, cofondatore della piattaforma – era un hobby: ho conosciuto il mio socio Davide Barbieri in Second Life (un gioco virtuale una volta famoso, ndr). C’erano banche virtuali, negozi e servizi che servivano all’espansione di questo mondo alternativo”. Barbieri è un programmatore, i due si conosceranno di persona solo dopo quattro anni. “Intanto decidemmo di creare una società all’interno di questo mondo che assicurava i depositi bancari in questi istituti virtuali. Era molto divertente”.

Poi, Second life si avvia al declino. “Lì dentro avevamo creato anche uno stock exchange virtuale per le società che si quotavano”. Partono da lì: nel 2011, iniziano il trading in Bitcoin e linden dollars, le monete di Second life. Nel 2013, fondano una vera società a Malta.

Le regole. “Tutti chiedono perché a Malta. Semplice: c’è l’unica banca europea che ci ha preso”. Il sistema bancario ha paura di avvicinarsi a qualcosa di non ancora regolamentato e certo. In Italia, poi, sono terrorizzati perché c’è la retroattività delle sanzioni. “È vero che è un paradiso fiscale, ma i nostri costi sono in Italia, la società di sviluppo è a Padova”. Nei mesi scorsi, la quarta direttiva dell’antiriciclaggio europea ha iniziato a dare una definizione degli obblighi per il trading in Bitcoin. Il ministero del Tesoro ha recepito la direttiva e ha anche specificato che è necessaria una “licenza di cambiavalute virtuale”. Nessuno ha però definito ancora cosa si intenda per “virtuale”. Intanto The Rock cresce del 300 – 400% all’anno e nei prossimi mesi trasferirà tutti gli asset in Italia. “Abbiamo le nostre verifiche e il nostro sistema di antiriciclaggio – spiega Medri – ma ci appoggiamo anche a una società che ha la licenza ed è un istituto registrato in Bankitalia. Sarebbe ideale un inquadramento giuridico per società come la nostra”.

Acquisti. Con una parte dei Bitcoin proviamo a capire cosa potremmo comprare. Su Facebook cerchiamo chi accetta pagamenti in Bitcoin. Michele offre la creazione di siti internet, Gabriele li accetta per il suo B&b. C’è chi li scambia per lezioni di piano, chi per lavori di grafica. Savino ha una ferrmanta online: “Li accettiamo da 3 anni”. Ma noi ce ne accorgiamo solo ora.

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