Renzi e Raggi, ora il partito dei benaltristi è il primo del paese

5 Febbraio 2017

Gli ultimi sondaggi ci dicono che Pd e M5s sono in calo. Anche se certe rilevazioni vanno prese con le pinze il risultato ha una sua logica. Gli errori di Virginia Raggi sommati a un’imponente campagna mediatica in cui si mischiano notizie vere ad altre completamente false, hanno finito per indebolire il Movimento (e per contrappasso pure la già bassa credibilità dei giornali). La scelta di Matteo Renzi di non dimettersi anche da segretario dei democratici dopo la sconfitta referendaria, come aveva più volte promesso, ha amplificato la sua fama di bugiardo e di giorno in giorno lo rende più fragile. “È iniziato il tiro al piccione e il piccione sono io”, ha efficacemente riassunto l’ex primo ministro dimostrando, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la sua qualità migliore è l’uso delle parole. Ovvio, da qui alle elezioni politiche tutto può ancora cambiare.

Quello però i sondaggisti non ci dicono, e probabilmente non ci diranno mai, è quanto pesi la terza forza politica italiana: il partito dei benaltristi. Che sia parecchio forte è fuor di dubbio. Che sia pure trasversale è un’altra certezza. Basta seguire i social o guardare qualsiasi dibattito tv per rendersene conto. Ogni volta che si assiste a un caso politico o giudiziario, l’unica reazione di moltissimi simpatizzanti o esponenti dell’una e dell’altra parte è rumorosa e perfettamente speculare: “E allora la Raggi?”, “E allora il Pd?” ripetono tutti in coro convinti che l’argomentazione sia decisiva per eludere i problemi.

Per molti anni il benaltrismo era semplicemente stato una corrente di pensiero, in prevalenza giornalistica, solitamente riservata alle discussioni di natura economica. Di fronte a ogni provvedimento in materia di fisco, lavoro, impresa c’era sempre qualcuno che diceva o scriveva “ci vuole ben altro”. Poi nel dicembre del 2015 è esplosa l’indagine su Quarto. Per la prima volta un eletto dei 5 stelle, un consigliere comunale, si è trovato indagato per fatti gravi: il presunto appoggio nelle urne ottenuto da personaggi considerati vicini alla camorra.

Rosa Capuozzo, la sindaca di Quarto, ha invece dovuto spiegare perché non avesse immediatamente reso pubblico una sorta di ricatto subito da quel consigliere. È stato in quel momento che il partito dei benaltristi ha cominciato realmente a prendere forza. “E allora Quarto?” è diventato un mantra utilizzato da tantissimi parlamentari ed elettori dem di fronte alle critiche e agli attacchi ricevuti per le decine e decine di casi giudiziari in cui erano coinvolti esponenti del loro partito. Per converso pure i pentastellati hanno iniziato a darci dentro con la stessa argomentazione (che peraltro era già stata da loro utilizzata in occasione di vicende minori). Il risultato della cacofonia è stato perdere di vista il fatto eticamente e politicamente più rilevante: la decisione di espellere la sindaca Capuozzo, non perché fosse indagata (non lo era), ma perché non aveva denunciato il ricatto.

Una scelta corretta che fa il paio con quella di sospendere i parlamentari pentastellati coinvolti nel caso firme false di Palermo, non perché sottoposti a indagine, ma perché interrogati hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Il benaltrismo, comunque, dal caso Quarto in poi è dilagato. Il paese dei guelfi e dei ghibellini, o se preferite, dei tifosi, ha di nuovo vinto. Lasciando noi, gli apoti (cioè quelli che non se la bevono), nell’attesa disperata, e temiamo a questo punto vana, di un’era in cui si torni finalmente a ragionare.

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