Banche, passa l’ordine del giorno contro Boschi padre. Ma rischia di restare lettera morta

Palazzo Madama ha approvato un testo che impegna l’esecutivo a varare “tempestivamente” una normativa sulla responsabilità dei manager degli istituti finiti male. Ma è meno ultimativo dell'emendamento al decreto su Veneto Banca e Pop Vicenza

27 Settembre 2017

Interdizione perpetua per i manager delle banche ritenuti responsabili di fallimenti o risoluzioni, sanzioni più dure, posticipo del termine previsto per il “ristoro” dei risparmiatori tosati nei crac di questi anni: il Senato ieri ha votato un ordine del giorno unitario proposto dal governo (autore il sottosegretario al Tesoro, Pier Paolo Baretta) e firmato da tutti i capigruppo con 196 sì e nessun contrario.

Il testo impegna l’esecutivo a varare “tempestivamente” una normativa sulla responsabilità dei manager di banche finite male. Ma l’impegno verrà effettivamente mantenuto? La legislatura è agli sgoccioli e il sospetto che non se ne faccia nulla è forte, dati i precedenti: le norme, per dire, riguarderebbero anche Pier Luigi Boschi, padre della sottosegretaria Maria Elena Boschi, per il fallimento di Pop Etruria. E poi alcune delle disposizioni auspicate dall’ordine del giorno (un atto d’indirizzo politico), a partire dai risarcimenti ai risparmiatori, richiederebbero un confronto con la Commissione Ue dagli esiti incerti. E ancora: In quale provvedimento verrà inserita la normativa? “Non abbiamo ancora deciso”, ammette Baretta. Si parla della legge di Bilancio o della cosiddetta “comunitaria”, ma sulla stangata per i manager che hanno affondato le banche non c’è certezza.

Nel decreto sulle banche venete, a luglio, era stato prima recepito e poi bloccato un emendamento presentato da Bersani e Zoggia al quale il ministro Padoan aveva dato parere favorevole. Il testo prevedeva in sostanza che, laddove il giudice accettasse l’azione di responsabilità contro gli amministratori di una banca in crici, “condanna sempre questi ultimi all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione perpetua dall’esercizio delle professioni, dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e l’incapacità di contrattare con la P.A.”.

L’ordine del giorno è un po’ meno ultimativo: “Sia resa più agevole la facoltà di attivare le pene accessorie, con particolare riferimento all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, dall’esercizio delle professioni, dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese ovvero a stabilire l’incapacità di contrattare con la P.A.”.

A luglio, su impulso di Andrea Augello e Gaetano Quagliariello (Idea), le opposizioni presentarono delle mozioni. Il voto in Aula era inizialmente previsto per la settimana scorsa. Visto il rischio concreto che fossero approvate, il voto è stato rimandato e Baretta ieri mattina si è presentato con un testo unitario. Augello ha rivendicato il merito “di essere stati i primi, a credere di poter ancora salvare i rimborsi per gli obbligazionisti rimasti esclusi dal decreto salvabanche e inasprire le sanzioni contro i banchieri responsabili dei fallimenti”.

Oggi, intanto, la Commissione d’inchiesta dovrebbe iniziare a lavorare eleggendo il suo presidente: il più accreditato è Bruno Tabacci. Pier Ferdinando Casini, finora in pole position, continua a rifiutarsi di dimettersi dalla presidenza della commissione Esteri.

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