Svezia

È uno dei due Paesi europei, inseme alla Danimarca, in cui non è previsto il reato di crimine organizzato: sono dunque perseguiti soltanto i reati concretamente commessi dai singoli membri di un gruppo. Questo spiega in parte il fiorire delle bande criminali di motociclisti, sotto la veste di club ufficiali e pubblici, come gli Hells Angels e i Bandidos, attive fin dagli anni Novanta in estorsioni, droga, traffico di armi, ma che finiscono per reinvestire i profitti nell’economia lecita, in particolare in bar, ristoranti e nell’edilizia. Un settore, quest'ultimo, che fa segnare fra l’altro alti tassi di lavoro nero ed evasione fiscale, segnala il rapporto Transcrime Organized Crime Infiltration of Legitimate Businesses in Europe, finanziato dall’Unione europea. L’infiltrazione ha assunto un livello tale, si legge nello studio, che “forza gli imprenditori onesti a utilizzare lavoro nero per competere, diventando a loro volta vulnerabili all’infiltrazione criminale”.

La Svezia è uno dei terminali del traffico di migranti verso il Nord Europa ed è il mercato di sbocco della cannabis prodotta illegalmente nei Paesi Bassi, anche attraverso le reti dei clan vietnamiti, afferma il Rapporto Ue 2016 sul mercato della droga. Una delle principali investigazioni di criminalità organizzata del Paese ha riguardato la cosiddetta “mafia siriana” ed è partita dopo l’uccisione di due persone di origine siriana nella casa da gioco Oasen a Södertälje, la notte del primo luglio 2010. Emerse che le vittime erano coinvolte in varie attività illecite, dal gioco illegale all’estorsione nell’ambito del recupero crediti. Diciassette persone finirono sotto processo e condannate per omicidio, tentato omicidio, sequestro di persona, estorsione e abusi nelle procedure giudiziarie.

Ma soprattutto, scrivono i ricercatori Carina Gunnarson e Amir Rostami nello studio del 2015 Organized Crime in Sweden: an analysis of 'the Syriac mafia' in the city of Södertälje, “il processo rivelò una struttura di potere criminale estesa con ramificazioni nella politica e nel sistema di welfare a livello locale”. Fra le attività del gruppo, infatti c’era la frode sui corposi benefici sociali garantiti nel Paese, dagli alloggi popolari ai sussidi di disoccupazione. In più, oltre a gioco illegale, estorsioni, vendita di alcolici acquisiti illegalmente per aggirare la pesante tassazione prevista. La “mafia siriana”, notano ancora i ricercatori, è riuscita a crescere in un lungo periodo di tempo, dagli anni Novanta fino al duplice omicidio, senza essere oggetto di alcuna investigazione: “La politica, le forze di polizia e la società civile hanno reagito troppo lentamente”.

Mafie Unite d’Europa