Da mille anni, sin dai tempi della lotta per le investiture, e dunque del conflitto tra papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, il Vaticano è terra di tutti, tranne che di Dio. È stato governato da una lunga fila di papi re, portatori di un potere assoluto, sia spirituale che temporale. Il papa, per dogma, è infallibile: ai tempi di Benedetto XVI, anche la Santissima Trinità cede il passo alla gloriosamente regnante Sua Santità. Il papa – come ai tempi del “dictatus papae” – non può essere giudicato da alcuno. Ha il diritto di deporre gli imperatori. Il papa impera oltre l’impero. Dove impera il papa, in Vaticano, Dio non c’è. Nel Vaticano, Dio viene mandato in guerra: i cappellani militari disconoscono la pace e abbracciano la guerra. Stringono alleanze con il ministero della Difesa: sono dentro lo Stato, sono lo Stato. Qui, in Vaticano, si dà morte ai profeti, vita ai banditi. Ci si dimentica per decenni di martiri come monsignor Romero, ucciso perché osteggiava la dittatura salvadoregna; si proteggono per anni uomini come padre Marcial Maciel Degollado, accusato di atti di pedofilia, e non solo. Qui, in Vaticano, si dà spazio ai neocatecumenali, ai lefebvriani, all’Opus Dei, a Comunione e Liberazione.