Caldo e siccità estremi danneggiano gravemente boschi e foreste. Ma come capire quando si supera il limite oltre il quale gli alberi e le piante muoiono? Per rispondere a questa domanda, nasce il primo database globale che registra gli eventi di decesso delle foreste georeferenziati con precisione in 675 località, dal 1970 ad oggi. A metterlo a punto, un gruppo internazionale di scienziati tra cui il Politecnico di Madrid e l’Università della Florida. Il lavoro, che copre tutti i continenti boscosi, confronta tali informazioni con i dati climatici esistenti per determinare le condizioni climatiche calde e secche che hanno causato questi episodi documentati di mortalità degli alberi. I dati sono in grado di determinare quanto calore associato alla siccità sia ‘troppo’ per le foreste. Lo studio è pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications.

“In questo studio, stiamo lasciando parlare le foreste della Terra”, afferma William Hammond, ecofisiologo vegetale presso l’Università della Florida, che sta conducendo lo studio. “Abbiamo raccolto dati da studi precedenti che documentavano dove e quando gli alberi sono morti. Quindi, abbiamo esaminato com’era il tempo durante gli eventi di mortalità, rispetto alle condizioni a lungo termine”. Dopo aver eseguito l’analisi climatica degli anni relativi agli eventi di mortalità forestale osservati, osservano gli autori, era evidente uno schema.

“Quello che abbiamo scoperto – descrive Hammond – è che, su scala globale, esiste un modello costantemente più caldo e più secco, ciò che chiamiamo un’impronta inconfondibile di livello di siccità abbinata al caldo che fa sì che le foreste siano a rischio di morte”. L’ ‘impronta inconfondibile’ mostra che la mortalità della vegetazione si è verificata costantemente quando i mesi tipicamente più caldi dell’anno hanno avuto stagioni estremamente roventi e secche. “La nostra inconfondibile impronta ha rivelato che la mortalità globale delle foreste è correlata all’intensificarsi degli estremi climatici”, sottolineano gli autori.

“Utilizzando i dati del modello climatico, stimiamo la frequenza con cui queste condizioni meteorologiche mortali si verificheranno in uno scenario di ulteriore riscaldamento, rispetto al clima preindustriale: dal 22% più frequenti se c’è un aumento di 2°C, fino al 140% più frequenti se l’aumento è di 4 ºC”. Con questo aumento delle temperature aumenterebbe più del doppio la frequenza con cui le foreste di tutto il mondo subiscono siccità che uccidono gli alberi, aggiunge. “Ci auguriamo che questo documento crei una certa urgenza sulla necessità di comprendere il ruolo del riscaldamento nella mortalità delle foreste”, osservano gli autori. “Inoltre, speriamo che il nostro database ad accesso aperto consentirà ulteriori studi”, sottolineano gli autori.

Lella Simone

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