Il vertice dei G7 viene magnificato dai cinegiornali nostrani per la sua rassicurante potenza: le democrazie occidentali, unite sono imbattibili e possono vincere ogni sfida globale contro i barbari. In realtà questo vertice è la testimonianza palmare del fallimento, dell’arroganza e della differenza di interessi che attraversa l’Occidente.

Vediamo meglio.

L’arroganza

Una buona parte del vertice è stato speso sull’allargamento delle sanzioni alla Russia, sui tetti al prezzo del petrolio russo e il contesto è quello dell’aumento delle spese militari e delle forniture militari a Zelensky. L’arroganza consiste nell’ipotizzare che attraverso le sanzioni economiche la Russia possa essere piegata. Come ogni arrogante tende a sopravvalutare la propria forza, così i paesi occidentali non hanno visto una cosa macroscopica e cioè che il mondo in questi decenni ha avuto uno sviluppo che ha ridotto le distanze tra i paesi occidentali e altri paesi “in via di sviluppo”. Questo fa sì che le sanzioni, non solo non abbiano messo in ginocchio la Russia – che è tutt’altro che isolata – ma che abbiano spinto la Russia, la Cina e molti paesi del sud a cercare di costruire rapidamente una alternativa. Questi altri paesi – a partire dalla Cina – temono infatti che il trattamento oggi riservato alla Russia possa essere riservato a ciascuno di loro nel caso di uno scontro con gli Usa.

Da questo punto di vista il piano di investimenti ipotizzato a Schloss Elmau, per dimensioni ed a causa dell’impostazione neoliberista in cui è inserito, non è destinato a invertire la tendenza nel rapporto tra Occidente e complesso dei paesi del Sud del Mondo.

Il fallimento

Le sanzioni già poste in essere e quelle decise nelle Alpi bavaresi hanno quindi un duplice effetto che non è quello di piegare la Russia: in primo luogo distruggono l’economia europea tagliando definitivamente il cordone ombelicale con la Russia e sostituendolo con il cappio della dipendenza statunitense. Come tutti gli arroganti, gli occidentali si sono fatti male da soli con politiche inflattive e recessive che stanno destabilizzando l’economia europea.

In secondo luogo spingono i paesi “non occidentali” ad accordarsi ed allearsi a partire dal commercio delle materie prime per arrivare agli scambi di manufatti, aprendo scenari inediti anche sul versante decisivo della finanza internazionale. Oltre al danno la beffa quindi. Ma il danno è destinato a crescere perché gli effetti di medio periodo delle sanzioni e della politica aggressiva dell’Occidente nei confronti degli altri paesi sono destinati ad allargarsi.

Nei giorni scorsi si è tenuta la riunione dei Brics che hanno deciso di dar vita ad un mezzo di pagamento internazionale che possa essere agita al di fuori del circuito monetario del dollaro. Questa decisione presa da paesi che rappresentano il 25% del Pil mondiale e il 40% della popolazione mondiale ha la forza per procedere e per ridimensionare significativamente la posizione di rendita di cui godono gli Stati Uniti e il blocco occidentale in generale.

Come se non bastasse dopo il vertice l’Argentina ha chiesto di entrare a far parte dei Brics e a occhio altri seguiranno a breve. In altre parole è la posizione dominante dell’Occidente sul piano economico e finanziario – e in parte militare – che sta venendo meno. I nostri grandi, i G7, invece di cercare di costruire un nuovo ordine mondiale fondato sulla cooperazione e sulla lotta al cambio climatico vogliono imporre un loro ordine neo coloniale basato su armi atomiche e sanzioni economiche: stanno fallendo.

Ci troviamo quindi di fronte ad elites occidentali miopi ed arroganti che devono essere fermate il prima possibile. Prima che l’economia europea venga devastata completamente dall’accettazione dei diktat statunitensi e prima che con l’invio di “Missili a media e lunga gittata” al mercenario Zelelnsky, gli Usa non ci portino direttamente nella terza guerra mondiale.

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