Il tanto atteso passo in avanti del nuovo esecutivo di Teheran, dopo il cambio di amministrazione americana che ha chiuso la stagione dello scontro con Washington inaugurata da Donald Trump, è arrivato. L‘Iran ha accettato di sedersi nuovamente al tavolo delle trattative di Vienna per raggiungere una nuova intesa sul nucleare della Repubblica Islamica, dopo che il tycoon aveva di fatto stracciato la storica intesa raggiunta da Barack Obama e provocato la conseguente ripresa dell’arricchimento di uranio da parte delle centrali iraniane. Secondo quanto annunciato via Twitter dal viceministro degli Esteri e capo negoziatore del nuovo governo di Teheran, Ali Bagheri, dopo un incontro a Bruxelles con i mediatori della Ue, l’esecutivo ha accettato di tornare a negoziare già da novembre. Più prudente la posizione dell’Unione europea: “Ogni decisione sarà comunicata al momento opportuno. Per ora niente da annunciare“.

Un’ottima notizia, dato che i colloqui erano ormai sospesi dal giugno scorso, dall’elezione a presidente in Iran dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi. Un esito del voto che aveva fatto temere per un ulteriore raffreddamento dei rapporti tra Iran e 5+1 (i Paesi che avevano firmato l’accordo Jcpoa nel 2015), mentre le centrali di Teheran continuano l’arricchimento ben oltre i livelli stabiliti dall’intesa firmata con Usa, Cina, Germania, Gran Bretagna, Russia e Francia. Da Bruxelles, però, si invita alla calma: l’Ue “come sempre annuncia ogni imminente riunione a Vienna quando è appropriato farlo. Non c’è nulla da annunciare per ora”, ha spiegato all’Ansa un portavoce della Commissione. Fonti europee spiegano che ogni summit può essere annunciato solo se tutti i partecipanti sono informati e hanno concordato una data. E ciò non è ancora avvenuto.

Le prime parole da presidente di Ebrahim Raisi non lasciavano ben sperare per una distensione dei rapporti tra Iran e Stati Uniti. Nel corso della prima conferenza stampa dopo la vittoria elettorale aveva dichiarato che non aveva alcuna intenzione, al momento, di incontrare Joe Biden, spiegando anche che non avrebbe autorizzato negoziati sul nucleare semplicemente “per il gusto di negoziare”.

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