Dichiarava da anni redditi da dipendente, ma per tutto il tempo ha mantenuto uno stile di vita elevatissimo senza mettere in conto le feste da almeno 100mila euro l’uno, jet privati e vacanze di lusso. È stata proprio l’incongruenza tra quanto dichiarato al Fisco e la vita quotidiana di Alberto Genovese ad allertare la Procura di Milano, che sta conducendo indagini anche sul fronte patrimoniale e finanziario di Genovese. L’obiettivo è verificare eventuali profili di violazioni fiscali e di presunto riciclaggio, accertamenti collegati a quelli sul giro di droga per le feste. L’ex imprenditore è in carcere dal 6 novembre con l’accusa di aver stordito con un mix di droga e stuprato una modella 18enne durante una festa nel suo attico a Milano. Alla denuncia della giovane se ne sono aggiunte altre, per un totale di sei.

Genovese, in carcere per sequestro di persona, violenza sessuale e cessione di droga, è indagato anche per intestazione fittizia di beni proprio in relazione ad alcune società a lui riferibili e ‘schermate’ all’estero. Iscrizione finalizzata ad accertamenti che riguardano presunti profili di frode fiscale e riciclaggio. Nel filone di indagini economiche, gli inquirenti mirano ad accertare se per mantenere il lussuoso tenore di vita Genovese spendesse davvero soltanto soldi del suo patrimonio, accumulato con la vendita delle sue start up, o se avesse altre entrate ‘offshore’, occultate al Fisco. Per la vendita di Facile.it (azienda che ha fondato ma in cui non ricopre nessun ruolo dal 2014) si parla di un incasso da 100 milioni di euro, ma la somma dovrà essere verificata. Gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, coordinati dal pm Paolo Filippini e dall’aggiunto Letizia Mannella, hanno acquisito documenti su una trentina di conti correnti personali di Genovese con cui ha effettuato operazioni economiche. Gli investigatori puntano a individuare anche eventuali movimentazioni finanziarie all’estero legate a società a lui riconducibili che si trovano in Svizzera e in Lussemburgo.

Sul fronte delle presunte violenze, l’aggiunto Mannella e il pm Rosaria Stagnaro stanno lavorando per chiudere il quadro degli elementi probatori sui presunti abusi, tra Milano e Ibiza, messi a verbale dalle sei ragazze. Gli investigatori della Squadra mobile, guidati da Marco Calì, stanno analizzando da settimane le registrazioni delle telecamere interne dell’attico di lusso vista Duomo, perché si sospettano che possano documentare diverse violenze. Su alcuni episodi, così come sulle presunte violenze ai danni della 18enne del 10 ottobre, ci sarebbero riscontri anche nelle immagini. Proprio su queste registrazioni si basa la ricostruzione dell’accusa, che sostiene che lo stupro della 18enne sia documentato da più di 20 ore di video.

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