Si registrano “importanti segnali di allerta legati ad un aumento della trasmissione locale” del coronavirus. È l’allarme lanciato dall’Istituto Superiore di Sanità che, nel suo report riferito alla settimana dal 7 al 13 settembre, continua a registrare un “lento e progressivo peggioramento dell’epidemia di SARS-Cov-2, sebbene con un andamento più contenuto rispetto a quello osservato in altri Paesi europei”, con una incidenza negli ultimi 14 giorni (dal 31 agosto al 13 settembre) di 29,63 positivi per 100mila abitanti. Gli esperti fanno sapere che, al momento, i dati “confermano l’opportunità di mantenere le misure di prevenzione e controllo già adottate”, ma dicono anche che si deve essere “pronti all’attivazione di ulteriori interventi in caso di evoluzione in ulteriore peggioramento”.

La trasmissione del virus è infatti ormai diffusa “su tutto il territorio nazionale – si legge – e provoca focolai anche di dimensioni rilevanti e spesso associati ad attività ricreative che comportano assembramenti e violazioni delle regole di distanziamento fisico, sia sul territorio nazionale che all’estero”. Per questo si raccomanda alla popolazione di prestare “particolare attenzione al rischio di contrarre l’infezione in situazioni di affollamento e durante periodi di permanenza in Paesi o aree con una più alta circolazione virale”.

Ma se nelle settimane scorse a preoccupare erano soprattutto i rientri dalle vacanze della fascia di popolazione più giovane, soprattutto all’estero ma anche in aree turistiche italiane dove sono stati registrati focolai anche di grandi dimensioni, oggi l’età media delle persone che contraggono il virus torna ad alzarsi e passa a 41 anni, con il 35% dei nuovi contagi che riguarda persone con un’età sopra i 50 anni. “Questo è probabilmente dovuto a una trasmissione dalla popolazione più giovane a quella più fragile o anziana, soprattutto all’interno della famiglia: questo si riflette in un maggiore impegno dei servizi ospedalieri”.

Non a caso, in quasi tutte le Regioni si osserva un aumento del tasso di occupazione dei posti letto dedicati sia in area medica che in terapia intensiva. A livello nazionale il tasso di occupazione in area medica è aumentato dal 2% al 4% rispetto al periodo 17-30 agosto 2020, mentre il tasso di occupazione in terapia intensiva dall’1% al 2%, con valori superiori al 5% per alcune Regioni. “Sebbene non siano ancora stati identificati segnali di sovraccarico dei servizi sanitari assistenziali – si legge – la tendenza osservata potrebbe riflettersi in un maggiore impegno”.

Il numero dei focolai attualmente attivi è di 2.397, di cui 698 nuovi, entrambi in aumento per la settima settimana consecutiva. Questo comporta , si sottolinea, “un sempre maggiore impegno dei servizi territoriali nelle attività di ricerca dei contatti che sono riusciti finora a contenere la trasmissione locale del virus”.

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