Sorprendenti le dichiarazioni, rese ieri a Letteradonna.it dal magistrato Fabio Roia, presidente della sezione penale “Misure di prevenzione” del Tribunale di Milano, già componente del CSM nel 2006/2010 e che si occupa di violenza in famiglia dal 1991.

Egli sostiene, a proposito dell’alienazione parentale che: è “una sorta di moda che va fermata”; “Di fronte al rifiuto di un bambino di incontrare un genitore, di solito il padre, molti giudici tendono a dire che la madre ne manipola in qualche modo l’emotività. Ma questo rifiuto del figlio normalmente accade quando è stato spettatore di una violenza assistita che gli ha ovviamente procurato dei traumi e delle sofferenze”; “C’è una pericolosa cultura della terapia della coppia che interpreta la violenza come un conflitto (…) È importante distinguere tra violenza e conflitto. (…) Raramente esiste”; “Nei nostri tribunali, soprattutto in ambito civile, la violenza intrafamiliare non viene sufficientemente letta, conosciuta e interpretata (…) Si ricorre meccanicamente a questa chimera della Pas, che non ha fondamento scientifico. Sarebbe sufficiente acquisire gli atti del procedimento penale e valorizzare la violenza”; “è giusto che il padre violento faccia un percorso di consapevolezza per poi ripresentarsi (…) e proseguire il rapporto col minore.”; “Abbiamo una visione adultocentrica e quindi non scaviamo (…) Applichiamo la Pas facendolo diventare un soggetto invisibile. Ci possono essere dei casi in cui c’è una attività manipolatoria da parte di un genitore ma sono molto rari, lo dicono i dati delle indagini giudiziarie. Non siamo di fronte a un fenomeno”; a domanda “alcuni distinguono tra Pas e alienazione genitoriale o parentale (dom.)” la risposta di Roia è stata: “Cambiano i termini ma il concetto è lo stesso”; “Normalmente siamo in presenza di padri che si scoprono genitori a scoppio ritardato, che dimostrano egoismo nel richiedere il figlio. Dov’era la genitorialità quando agivano violenza accettando che il figlio vi assistesse?”; alla domanda “Giulia Bongiorno aveva parlato addirittura di introdurre il reato di alienazione parentale (dom)”, la risposta: Penso che sia assolutamente inutile perché un reato viene introdotto quando vi è una necessità e questa necessità non c’è. Come dicevamo prima si tratta di un’enfatizzazione che tende a trasformare in un fenomeno qualcosa che fenomeno non è, e i dati lo dimostrano”.

Secondo il teorema Roia in conclusione: il padre può essere l’unico soggetto violento in famiglia (tesi aberrante); Pas e alienazione sono uguali; l’alienazione è rarissima, dunque non merita attenzione; se c’è un rifiuto del figlio avviene solo perché è stato vittima di violenza da parte del padre.

Da quasi un decennio, anche in questa sede, svolgo una battaglia per contrastare la violenza e l’abuso sui minori frutto dell’alienazione genitoriale (Casonato, Mazzola, “Alienazione genitoriale e sindrome da alienazione genitoriale”, KEY ed., 2016; Mazzola, Il danno da deprivazione genitoriale, Key ed., 2018). Compiuti da genitori, senza distinzione di sesso. Non consento dunque che si continui a fare confusione. Ricorderò al dottor Roia (che invito ad un confronto in tribunale a Milano quest’inverno, in un convegno che organizzerà l’Aiaf) semplicemente che l’alienazione parentale è stata appena inclusa nel nuovo ICD-11, come sinonimo del “Caregiver-child relationship problem (QE52.0)” [Parental alienation is not a separate diagnosis in ICD-11, but is considered a synonym or an index term for a specific diagnosis, that is, caregiver-child relationship problem (QE52.0): Description: Substantial and sustained dissatisfaction within a caregiver-child relationship associated with significant disturbance in functioning]. La cui International Classification of Diseases (ICD-11) è a cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Giova spiegare che l’alienazione e la Pas non sono affatto la stessa cosa, poiché una è la condotta illecita mentre la Pas è l’eventuale sindrome (ergo, disturbo) che nei casi più gravi può insorgere.

Gli ricorderò che solo in Italia ogni anno ci sono migliaia di casi e che la violenza è la condotta alienante compiuta dal genitore alienante e non, come crede, il frutto di una violenza! E che, mi spiace per lei, ci sono sempre di più tribunali che accertano in modo netto e chiaro fattispecie di grave alienazione genitoriale (da ultimo Trib. Castrovillari 27.7.18 e Trib. Min. Brescia decr. 26.7.18; Trib. Cosenza, sez. II, 18.10.2017; Trib. Treviso, sez. I, 13.11.2015; Trib. Cosenza, sez. II, decr. 29.7.2015 n. 778; Trib. Roma, sez. I, 27.6.2014; Trib. Min. Trieste, 21.8.2013; Trib. Roma, sez. I, 13.9.2011, n. 17546; App. Catanzaro, sez. I, decr. 18.12.2015, n. 3405; App. Firenze, sez. fer., decr. 22-29.8.2007; oltre ad aver chiarito la Cassazione che va indagata: Cass, sez. I, 8.4.2016, n. 6919). Se ne faccia dunque una ragione ed abbandoni una visione a sesso unico.

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