Daisy Osakue, primatista italiana under 23 nel lancio del disco, è stata aggredita la notte tra il 29 e il 30 luglio mentre rientrava a casa, a Moncalieri. La giovane 22enne della nazionale italiana di atletica leggera, nata a Torino da genitori nigeriani, è stata colpita al volto da un uovo lanciato da un’auto in corsa: trasportata all’ospedale Oftalmico di Torino, ha riportato una leggera abrasione alla cornea. Ha rischiato di non poter partecipare agli Europei di atletica, anche se ha fatto sapere: “Cascasse il mondo, ma a Berlino vado assolutamente”. E la giovane torinese non ha dubbi: il movente è il razzismo.

“L’hanno fatto apposta. Non volevano colpire me come Daisy, volevano colpire me come ragazza di colore“, ha detto l’atleta uscendo dal nosocomio. “In quella zona ci sono diverse prostitute, mi avranno scambiate per una di loro – ha aggiunto – Mi era già capitato di essere vittima di episodi di razzismo, ma solo verbali. Quando però si passa all’azione, significa che si è superato un altro muro”. “Sono italiana da quando ho 18 anni – specifica Daisy – e negli ultimi anni ho avuto modo di rappresentare l’Italia” a livello sportivo.  La giovane non si è lasciata abbattere e ha professato ottimismo fin dai primi momenti: “Per fortuna è soltanto una abrasione. Qualche giorno di riposo, qualche goccia e dovrei star bene”. “Cascasse il mondo, ma a Berlino vado assolutamente – ha proseguita la giovane lanciatrice del disco – Parto comunque con la squadra, gareggio giovedì”.

I carabinieri, che sono al lavoro per identificare il conducente dell’auto e i passeggeri, hanno precisato che la 22enne stava attraversando la strada da sola, seguita da un gruppo di persone che l’hanno soccorsa. Gli inquirenti hanno fatto sapere che l’auto da cui è partito l’uovo, un Fiat Doblò, era già stata segnalata nei giorni scorsi in città: dal veicolo sarebbero partiti altri lanci di uova all’indirizzo di passanti. Nonostante l’atleta non abbia dubbi sul movente razzista, i primi accertamenti dei carabinieri sembrano escluderlo. Si cerca il Fiat Doblò, probabilmente lo stesso che a Moncalieri è stato segnalato ai militari in altre due occasioni. E sempre per il lancio di uova contro i passanti: un pensionato nella notte tra il 14 e il 15 luglio, tre donne – non di colore – la sera del 25 luglio. Questo basta ai militari per escludere al momento la pista razziale.

Immediate le reazioni politiche – “Daisy Osakue è una campionessa italiana. Ieri è stata selvaggiamente picchiata da schifosi razzisti – scrive su Twitter l’ex premier e senatore del Pd, Matteo Renzi – Gli attacchi contro persone di diverso colore della pelle sono una emergenza. Ormai è un’evidenza, che nessuno può negare, specie se siede al governo. Italia, torniamo umani”. “Il governo venga a riferire in Parlamento”, aggiungono i dem Graziano Delrio ed Emanuele Fiano.

Pippo Civati, fondatore di Possibile, chiama in causa il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che da due giorni nega l’esistenza di un allarme razzismo in Italia: “”Salvini dice che il suo modello non sono gli Stati Uniti di Trump: ha ragione, il suo modello è l’Alabama degli anni Sessanta, con aggiunta di citazioni fasciste, di falsità a ogni occasione, accompagnate da parole che vengono dalle stagioni più buie della storia italiana recente”.

Parole di condanna arrivano anche dal M5s: “L’aggressione è un atto indegno che condanniamo con fermezza, chi lo ha compiuto deve provare vergogna di fronte a tutto il nostro Paese. L’Italia rifiuta, si indigna e punisce questi gesti inqualificabili. Vogliamo che questa persona, che ha lanciato un uovo contro una donna per strada, venga individuata e punita quanto prima. Gli inquirenti ci diranno qual è il movente, ma in ogni caso un fatto del genere non deve succedere”, si legge in una nota firmata dai capigruppo del Movimento 5 Stelle al Senato e alla Camera Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva. Invita ad una profonda riflessione il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ricordando che Daisy “non è l’unica atleta di colore a gareggiare per l’Italia”.

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Daisy Osakue, il racconto dell’atleta: “Volevano colpire ragazza di colore. Risultato di parole d’odio verso migranti”

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