I nemici della nuova Lega nazionale li ha indicati lui stesso con un tweet dedicato a Saviano, Fazio, Toscani e i 99 Posse e a quell’Italia di intellettuali e giornalisti incapace di sintonizzarsi col paese reale. Ma chi sono i nuovi compagni di viaggio di Salvini? Che fisionomia ha la Lega sovranista del 17% che porta a Roma 37 senatori e 73 deputati pescati perfino al Sud? Scorrendo l’elenco degli eletti fra uninominale e proporzionale s’intravede la ricetta, con tanto di ingredienti e dosi, che ha permesso al leader in felpa l’exploit del 4 marzo che ha catapultato il partito davanti a Forza Italia e verso esperibili ipotesi di governo: un tot di fedelissimi, un po’ di amministratori ever green, sfondatori al limite dell’impresentabile, piccoli ma significativi record come il primo nero al Senato, il più giovane deputato della storia, i primi leghisti eletti tra gli italiani all’estero. Resiste qualche vecchio arnese e avanza il pool dei teorici. Al sud si stagliano ombre sull’avanzata della ruspa tra continuità e patti con notabili discussi ed eterni trasformisti. Ecco nomi, volti e storie dei nuovi parlamentari del partito più vecchio dell’intero panorama politico italiano, nato nella Prima Repubblica e candidato a cavalcare la Terza.

ESTABLISHMENT E FEDELISSIMI – Staccano biglietti per Roma nomi che hanno contribuito a spianare ogni resistenza alla ascesa e alla crescita di Salvini nel partito. L’upgrade leghista di fatto comporta lo svuotamento di mezza Regione Lombardia e di via Bellerio. Tra gli altri, il segretario regionale Paolo Grimoldi, gli assessori regionali Claudia Terzi e Simona Bordonali, il vicepresidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti.

Da Milano arriva il capogruppo comunale Alessandro Morelli, responsabile comunicazione del partito che è diventato l’alter ego di Salvini nella sua Milano, come capogruppo in Comune e direttore di Radio Padania e del ‘Populista. Da Bologna arriva Carlo Piastra, altro componente della segretaria federale di Salvini. Eletto a Montecitorio Daniele Belotti, la voce del pratone di Pontida: segretario provinciale di Bergamo, ultras dell’Atalanta, uno che nella Lega c’è sempre stato e da duro e puro ora fa il “salviniano”. Sbarca alla Camera anche l’altro segretario provinciale del partito di Varese, Matteo Bianchi.

Per Roma partono anche i  i responsabili della segreteria del leader a Milano e Bruxelles, Eugenio Zoffili e Andrea Crippa. Il potentissimo Giancarlo Giorgetti, già sindaco di Cazzago Brabbia nel Varesotto, commercialista con ottimi rapporti e solide amicizie nel mondo economico e bancario. Ha già staccato il biglietto per la Capitale anche l’altro vice. Lorenzo Fontana, veronese, 37 anni già eurodeputato e vicesindaco scaligero, è l’altro vicesegretario ed è l’uomo che ha ispirato la svolta identitaria della Lega. Da altre regioni calano vice segretari vicari, segretari piccole sezioni  come Alessandro Giglio Vigna che giubila perché Ingra, paesino montano del Canavese da cui viene, “con il 60% dei consensi è il Comune più leghista d’Italia”. Viene eletto senatore Emanuele Pellegrini, consigliere comunale di Carnate e segretario provinciale della Lega. Dalla Brianza al Sud la storia non cambia. Giuseppe Bellachioma, ad esempio, è segretario abruzzese della Lega. In Puglia passa il coordinatore regionale di “Noi con Salvini” Rossano Sasso, in Campania il suo omologo campano Gianluca Cantalamessa. Molti eletti in realtà arrivano da destra, come la pigliatutto Barbara Saltamartini, deputata uscente ex An e Pdl che ha stravinto nel Lazio.

AMMINISTRATORI – Visibile, ma meno del previsto, l’innesto di amministratori locali, gente di esperienza da premiare e usare come grimaldello per rianimare gli elettori al Nord e penetrare al centro-sud usando il refrain del buongoverno. Un nome per tutti è Edoardo Rixi, già vice di Salvini e assessore allo sviluppo economico in Liguria. Simona Pergreffi, sindaco di Alzano San Paolo eletta nel collegio di Treviglio con 140mila voti. Tra i sindaci spicca lo sheriffo Bitonci, quello dei muri contro i migranti e della linea dura contro elemosina e bivacchi e della lotta al gender nella sua città. Anche lui torna in Parlamento. C’è poi la neodeputata Angela Colmellere, sindaco di Miane (Treviso), che armeggiando una pistola ha attirato su di sé moltissime attenzioni. Altro incoronato da Roma ladrona è Filippo Maturi, il consigliere bolzanino paracadutato nel Lazio per essere eletto alla Camera che ha scelto per la sua campagna un’immagine destinata a colpire: elmetto in testa di fronte ad una parete crivellata di colpi di pistola. C’è poi il sindaco di Arona (No) Alberto Luigi Gusmeroli, il vicesindaco di Como Alessandra Locatelli, l’assessore all’urbanistica di Asti Andrea Giaccone.

I TEORICI – Altra sostanza di cui è fatta la nuova Lega sono i teorici e consiglieri candidati per dare strategia e peso alle idee propagandate da Salvini come la flat tax e il lavoro, l’immigrazione e la legittima difesa, i rapporti con l’Europa. E qui gli eletti sono Giulia Bongiorno, avvocato siciliano che Salvini vorrebbe come ministro della Giustizia, gli economisti Claudio Borghi o Alberto Bagnai che si definisce “no euro ma pro Europa”. C’è anche Guglielmo Picchi, eletto in Toscana, che ha fatto tre legislature con Forza Italia ma poi ha messo la sua “rete” di conoscenze  a disposizione di Salvini. E’ lui, professionista della finanza con forti legami con la City, ad aver attirato sulla Lega e sulla spinta populista le attenzioni di Steve Bannon, il regista della campagna di Trump. Fino all’endorsement per Salvini. Della partita anche Armando Siri, ideologo italiano della flat tax al 15% da tre anni responsabile economico e della formazione di “Noi conSalvini”.

RUSPE E TESTE D’ARIETE – C’è poi una prima linea che Salvini ha messo in campo e l’elettorato ha apprezzato composta di teste d’ariete come il segretario del Sap Gianni Tonelli eletto a Bologna nel listino plurinominale. A Roma torna anche Lucia Borgonzoni che fu la prima a tentare l’impresa nella rossa Emilia, per Salvini è quel che la Boschi è per Renzi: l’icona femminile che frutta in termini di immagine. Versione coi tacchi e pelle chiara di quel che è in queste ore Toni Iwobi, il primo senatore di colore eletto proprio grazie alla Lega che cerca di scrollarsi di dosso la patente razzista incappato nelle ire di Balotelli. In realtà Iwobi milita da 25 anni col Carroccio ed è responsabile immigrazione del partito. L’idea di farne un simbolo nella camera alta risponde alla logica di temperare le punte xenofobe in vista di un ruolo governativo. Altro record è quello di Alberto Stefani, 25 anni e 3 mesi: il più giovane deputato della storia, eletto nell’uninominale di Vigonza

IMPRESENTABILI E POLTRONISTI – Non poteva mancare la speciale categoria. Alcuni esempi. Viene eletto il pretoriano di Salvini Fabrizio Cecchetti, già presidente del Consiglio di Regione Lombardia che ha in parte spolpato rimediando una condanna della Corte dei Conti per “spese pazze” (ha ridato 49mila euro). A Roma va anche l’ex assessore regionale alla famiglia, già direttrice di molte Asl e ora dirigente del Pio Albergo Trivulzio Maria Cristina Cantù. Segni particolari: come raccontato dal Fatto nel 2014, fece assumere al Pirellone l’allora compagna di Salvini. Alcuni eletti sono letteralmente sradicati da un precedente impegno. E’ il caso di Arianna Lazzarini, ex assessore provinciale a Padova che alle amministrative di giugno 2017 viene eletta sindaco di Pozzonovo, sette mesi dopo fa la valigia per andare a Montecitorio. Non si contano poi singoli episodi di xenofobia e omofobia, le contiguità con Casapound di diversi neoeletti. Morelli che diceva: “Vendola gay e pedofilo”. Provocò il ministro Kyenge per farsi stringere la mano. Iezzi che a Milano difendeva la candidatura in municipio 8 del neofascista Stefano Pavesi, simpatizzante di Lealtà e azione.

OMBRE SULLA “PADANIZZAZIONE” DEL SUD – Ma è al Sud che questa linea di sfondamento rischia di presentare il conto a Salvini. Nel Mezzogiorno la sua Lega ha raccolto oltre un milione di voti conquistando ben 23 seggi arrivando in Sicilia (tre), Calabria (2), Campania (3), Puglia (2) e Sardegna (1). Alcune biografie restituiscono un quadro piuttosto cupo dei “patti” cui è dovuto scendere Salvini per ottenere la “padanizzazione” del Sud: ha pescato tra politici navigati  al centro, tra gli autonomisti siciliani, e a destra in Calabria e Campania. Ha dovuto mettere da parte il nuovo per l’usato sicuro con Angelo Attaguiele, leghista scudocrociato figlio del tre volete senatore e ministro Dc Gioacchino Attiguele e dell’ex sindaco di Catania Francesco. Un suocero in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Militava con gli autonomisti e nel 2013 veniva eletto alla Camera grazie a un posto sicuro in quota Lombardo nelle fila del Pdl, due settimane dopo migra nel gruppo Lega Nord-Autonomie.

Altro esempio? Dai suoi concittadini di San Cataldo, provincia di Caltanissetta, ora è soprannominato “Il Padano” ma Alessandro Pagano è un berlusconiano della prima ora ultra-tradizionalista della congrega Alleanza cattolica. E’ un trasformista doc che passa da Cuffaro ad Alfano per poi giurare amore eterno a Salvini. Il suo percorso non è poi diverso da quello di Pina Castiello da Afragola eletta in Campania: era partita con An, passata per il Pdl e quindi Fi e dunque Salvini. Oltre all’usato altrui, la nuova Lega ha il proprio. Sono i Bossi e i Calderoli che in ogni caso un seggio lo strappano.

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