Scienze motorie nelle scuole secondarie di primo grado? Qualche volta si gioca, certo. Più spesso a pallavolo, oppure a basket. Dove le strutture lo consentono si sperimentano specialità dell’atletica leggera. Ma gli insegnanti non sono tutti come Gilberto, Rovai alias Leonardo Pieraccioni di “Ti amo in tutte le lingue del mondo”. Non sono tutti come il protagonista del film, insegnanti simpatici, ma un po’ indolenti. Quelli che ti danno un pallone e poi ti guardano, al massimo indicandoti il movimento sbagliato. In quelle due ore settimanali si fa anche altro, molto spesso. Si imparano le regole dello sport e poi si socializza. Professoresse e professori non sono solo gli arbitri delle partite, i giudici delle corse sui 100 e i 200 metri. Insomma non bastano una tuta e un paio di scarpe a fare un insegnante di Educazione fisica. Per questo e molto altro stupisce che ciclicamente qualcuno proponga l’abolizione delle due ore settimanali.

Le Scienze motorie “indicano una materia che, unica tra tutte quelle nella scuola, ha direttamente di mira il corpo, le sue esigenze, le sue problematiche ed i suoi bisogni”, ha scritto recentemente Cristina Baroni, presidente della Società Italiana di Educazione Fisica. Le Scienze motorie aiutano anche a crescere, ad affrontare nella competizione sportiva un assaggio di quello che la vita regala. Vittorie e sconfitte, insomma. Lo sport è così, nella sua generalità. Ma le Scienze motorie hanno il vantaggio di poter operare in un ambiente per così dire “protetto”. Più protetto di quel che avviene praticando sport fuori da scuola.

“Grazie prof perché ci hai fatto divertire, ridere ma anche piangere. Ricordo con emozione, e anche le lacrime, la prima volta che ho corso la campestre: il freddo, la nebbia, il fango però all’arrivo il suo… abbraccio… E poi che bello andare in piscina a fare il corso di nuoto. E quando ci siamo sbaruffati in spogliatoio a Mestre, e lei intervenendo ha difeso quelli dell’altra scuola e li ha rincuorati. Che rabbia. Dopo ho capito il perché: erano più scarsi e non voleva che si sentissero umiliati. Grazie per avermi insegnato che è bello vincere, ma è più importante farlo senza barare…”. La lettera scritta da uno studente al suo insegnante di Educazione fisica alla fine del percorso di studi della scuola secondaria, una lettera riportata dalla Confederazione associazioni provinciali diplomati Isef e Laureati Scienze Motorie, fa capire con immediatezza l’importanza della materia per la formazione dei ragazzi.

E poi le Scienze motorie sono ancora materia d’esame in terza media. La circostanza che ci siano all’orale, aiuta a trovare relazioni con le altre materie. Insomma il problema è un altro. E’ inutile, come sostengono i detrattori, solo in quei casi nei quali non aggiunge nulla. Casi nei quali è sostanzialmente “l’ora d’aria” tra una lezione e l’altra. Ma questo attiene a due variabili. Innanzitutto la qualità dell’insegnante, la sua capacità o volontà di trasformare “l’ora d’aria” in un’occasione. Quindi la presenza di strutture sportive adeguate. Il venire meno di anche uno solo di questi due elementi può relegare le scienze motorie ad un’ora poco utile.

“Lottare perché l’educazione fisica venga potenziata in tutte le scuole di ogni ordine e grado, perché vengano costruite palestre in numero sufficiente da non costringere ad “imbottigliare” tre classi in una palestra sola, perché queste palestre vengano attrezzate con tutti i macchinari utili ed importanti per lo scopo che ci siamo prefissati, perché venga affrontato seriamente il problema del necessario aggiornamento degli insegnanti di Educazione fisica per quanto riguarda la proposta degli esercizi e migliorata la formazione dei ragazzi che si pongono, come obiettivo di vita e come lavoro, questo delicatissimo ed insostituibile compito”. La presidente Baroni ha le idee chiare. E’ necessario un aggiornamento dei professori e poi strutture adeguate. Sembra facile ma non lo è, da quel che si può osservare in molte scuole italiane. In ogni caso fare a meno dell’educazione fisica è una pessima idea.

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