Mondi alieni possibili. ET, se così possiamo dire, è nei pensieri della Nasa, che ridefinisce le caratteristiche dei pianeti esterni al Sistema Solare in grado di ospitare la vita. E lo fa con un modello in 3D nel quale sono indicati i parametri in base ai quali i mondi alieni potrebbero essere abitabili. Il risultato della ricerca, coordinata dall’Istituto Goddard della Nasa (GISS) e dall’Istituto di tecnologia di Tokyo, è pubblicato sull’Astrophysical Journal. A sette mesi dalla scoperta di un sistema solare con sette pianeti simili alla Terra la ricerca di vita e di nuovi mondi prosegue senza sosta.

“Utilizzando un modello che simula più realisticamente le condizioni atmosferiche, abbiamo scoperto un nuovo processo che controlla l’abitabilità degli esopianeti e ci guiderà nell’individuazione dei pianeti candidati per ulteriori studi”, ha detto Yuka Fujii, dell’Istituto Goddard. I modelli precedenti simulavano condizioni atmosferiche solo in una dimensione, quella verticale. Il nuovo modello in 3D permette ai ricercatori di simulare la circolazione dell’atmosfera e le sue caratteristiche. Il lavoro – riporta l’Ansa –  aiuterà gli astronomi a individuare i pianeti potenzialmente abitabili. Il nuovo modello riguarda al momento solo i pianeti quasi completamente occupati da oceani. Perché l’acqua è necessaria per la vita come la conosciamo. Dove c’è acqua c’è anche un’atmosfera che protegge il pianeta. E la superficie di un mondo alieno è considerata potenzialmente abitabile se la sua temperatura consente all’acqua liquida di essere presente per un tempo sufficientemente lungo a consentire alla vita di prosperare.

Agli oceani è interessata anche l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), che parte da quelli nascosti nelle lune ghiacciate di Giove e che potrebbero forse ospitare forme di vita: scoprirlo è il compito della missione Juice, (JUpiter ICy moons Explorer) prevista nel 2022. La missione ha due scopi, spiega Andrea Accomazzo, responsabile delle operazioni di volo nelle missioni interplanetarie dell’Esa: “Studiare il complesso sistema planetario di Giove e capire se un sistema del genere ha il potenziale per ospitare forme di vita simili a quelle che conosciamo o se le abbia ospitate in passato”. Le tre lune ghiacciate di Giove: Ganimede, Europa e Callisto, presentano infatti notevoli quantità di acqua liquida sotto la superficie e sono candidate ideali per la ricerca di forme di vita.

“La sonda – spiega ancora Accomarzo – sarà equipaggiata di camere ad alta risoluzione, altimetri laser, radar per penetrare e misurare la superficie ghiacciata, radio-scienza per capire se ci sono maree, e sensori per studiare il campo magnetico. I nostri strumenti sono anche in grado di capire la composizione chimica dell’atmosfera del pianeta e delle sue Lune”. “Con la missione Juice – conclude – continuiamo la strada già intrapresa con altre importanti missioni come Giotto, Rosetta e Exomars, nell’esplorazione del nostro Sistema Solare, spingendoci verso l’esterno di esso, per cercare di rispondere all’eterna domanda: da dove veniamo e se siamo gli unici“.

Lo studio su The Astrophysical Journal

Articolo Precedente

MarioWay, arriva la carrozzina hi-tech che cambia la vita delle persone con disabilità

next
Articolo Successivo

Neutrini, al via la caccia alle particelle più sfuggenti dell’Universo

next