C’è anche il nonno di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni vittima di abusi, morta il 24 giugno del 2014 dopo essere stata scaraventata dall’ottavo piano di uno degli edifici del parco Verde di Caivano (Napoli), fra le tre persone a cui i carabinieri di Casagiove (Caserta) hanno notificato due arresti domiciliari e un obbligo di dimora nell’ambito di un’indagine su un giro di prostituzione. I clienti venivano accolti da prostitute e trans in abitazioni trasformate in case di appuntamento, tra Caserta, Casapulla e San Nicola la Strada, prese in affitto a prezzi di mercato dagli indagati grazie a prestanome e subaffittate a prezzi più alti a lucciole provenienti da tutta Italia che arrivavano per qualche settimana e poi andavano via. Vincenzo Guardato, padre della mamma di Fortuna Mimma Guardato, è ai domiciliari. Misure cautelari anche per Antonietta Zuppa e Luigi Romano, ritenuti dagli inquirenti i promotori dell’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione.

Coinvolto il nonno di Fortuna – Nella vicenda che riguarda la morte della nipote Fortuna e che ha coinvolto in modi diversi familiari, vicini di casa e conoscenti, quella di Vincenzo Guardato è rimasta sempre una figura in secondo piano. Eppure è sempre stata chiara la sua posizione: “Se le indagini sulla morte del piccolo Antonio Giglio, figlio di Marianna Fabozzi, non fossero state archiviate troppo in fretta come un incidente (mentre oggi la madre è indagata per omicidio colposo, nda) – ha detto ai cronisti davanti al Tribunale prima di una delle udienze del processo a Raimondo Caputo – probabilmente Fortuna sarebbe ancora con noi”. Sulla vicenda del Parco di Caivano, sugli abusi ai minori (Caputo non è l’unico ad essere stato accusato di aver violentato dei bambini residenti nel parco) e su un possibile giro di pedofili si è molto detto, senza però arrivare mai alla prova dell’esistenza di un vero e proprio gruppo. Gli arresti di Caserta sono un’altra cosa. Un’altra storiaccia, che nulla ha a che vedere con minorenni. Ma è lecito farsi alcune domande. “Stando a questa indagine – spiega a ilfattoquotidiano.it il capitano Andrea Cius, comandante della Compagnia dei carabinieri di Caserta – non c’è alcun legame con l’inchiesta sulla morte di Fortuna, né tanto meno su un eventuale giro di pedofili nel parco di Caivano. Tra l’altro non ci risultano precedenti a carico del nonno di Fortuna”. Se pure si potesse parlare di giro di pedofilia al Parco Verde, dunque, non sarebbe collegato alle attività che hanno portato all’arresto del nonno di Fortuna.

Il giro di prostituzione – Tornando all’indagine sulle case a luci rosse, ognuno dei tre indagati aveva un compito nell’associazione. Per gli inquirenti Antonietta Zuppa era la mente. Era lei che sceglieva le abitazioni da trasformare in case di appuntamento, faceva intestare i contratti d’affitto a prestanome e poi li subaffittava a prostitute e trans a prezzi notevolmente maggiorati. Vincenzo Guardato si occupava soprattutto della gestione degli appartamenti, degli approvvigionamenti e di accompagnare le ragazze nei loro spostamenti. Romano, infine, si occupava di trovare i clienti attraverso annunci a pagamento sul web, in particolare sul sito internet ‘bakekaincontri’. I carabinieri hanno sequestrato diverse carte Postepay a lui intestate. Dalle indagini è emerso che alcuni proprietari degli immobili erano a conoscenza di quanto accadeva nelle loro abitazioni, altri invece ne erano completamente all’oscuro. L’indagine ha preso il via a gennaio 2017, dopo un controllo in una casa di appuntamenti a Casagiove, grazie alle dichiarazioni rese da una delle prostitute trovate nell’appartamento.

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