In testa il presidente Puigdemont, il vicepresidente Junqueras, i ministri e la presidente del Parlamento regionale, Carme Forcadell. Poi decine di migliaia di manifestanti (almeno 450mila secondo quanto riferito dalla polizia). In corteo, a Barcellona, per protestare contro la decisione del governo centrale spagnolo di commissariare la Catalogna dopo il referendum indipendentista del primo ottobre. Il presidente catalano Carles Puigdemont, parlando davanti alla piazza piena intorno alle 21, ha replicato al premier spagnolo Mariano Rajoy e lo ha accusato di avere effettuato contro le istituzioni catalane “il peggiore attacco” da quando il dittatore Francisco Franco le abolì dopo la guerra civile del 1936-39. “Nessun governo può cancellare la volontà dei catalani”, ha detto. “La decisione di Madrid è fuori dallo Stato di diritto. Non accetteremo l’umiliazione da parte del governo centrale. E’ stata disprezzata la volontà dei catalani. Chiedo di convocare il Parlamento perché si possa discutere delle misure che Rajoy intende mettere in atto”. E poi l’appello all’Europa: “Quello che sta succedendo qui potrebbe avvenire in tutti gli altri Paesi. Bisogna rispettare le diversità, siamo uno dei Paesi più antichi dell’Europa e intendiamo farne parte”.

La manifestazione era stata organizzata per chiedere la scarcerazione dei due leader indipendentisti Jordi Sanchez di Asamblea nacional catalana (Anc) e Jordi Cuixart di Omnium Cultural, ma dopo le parole di oggi del premier Mariano Rajoy e la sua decisione di applicare l’articolo 155 della Costituzione, l’evento ha assunto un significato ben diverso. Al grido di “indipendenza” e “libertà“, il senso della marcia convocata dal gruppo di associazioni Mesa por la Democracia, di cui fanno parte anche Anc e Omnium Cultural, è tutto nello slogan: ‘In difesa dei diritti e delle libertà‘.

In un appello rivolto all’Ue, le decine di migliaia di manifestanti riuniti in Paseig de Gracia a Barcellona hanno chiesto all’Unione di “aiutare la Catalogna, salvare la Spagna, salvare l’Europa”. Un testo letto dal palco ha avvertito che “oggi non è morta l’autonomi catalana, è morta la democrazia in Spagna”. Nel frattempo, la Cup – ala sinistra della coalizione indipendentista catalana – ha chiesto una “proclamazione immediata” della repubblica in risposta al “colpo di stato” del premier spagnolo Mariano Rajoy. Il parlamentare Carles Riera ha detto che “l’unica risposta possibile è la proclamazione immediata” dell’indipendenza e della “Repubblica catalana”. In una dichiarazione solenne a nome del parlamento catalano, invece, la presidente Carme Forcadell ha detto che il premier spagnolo Mariano Rajoy oggi “ha annunciato un colpo di stato di fatto”, un “golpe autoritario in uno Stato membro dell’Unione Europea”: “Rajoy – ha aggiunto – pretende che il Parlamento catalano smetta di essere democratico. Attaccando le istituzioni attacca la cittadinanza, che vede lesi i suoi diritti. Non lo permetteremo”. Anche per il futuro Forcadell ha promesso di mantenere la linea adottata: “Non faremo alcun passo indietro, la cittadinanza di questo Paese ci ha scelti come legittimi rappresentanti e come servitori pubblici. Ci impegniamo nei confronti degli elettori, oggi più che mai, a lavorare senza fermarci. Ci impegniamo a difendere la democrazia in maniera democratica, con decisione, perché sappiamo che i conflitti politici si risolvono politicamente”.

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