Renzi? Una faccia di tolla come costui io l’ho vista poche volte. Ma è stato lui a espropriare i risparmiatori col decreto salva-banche“. Così a Tagadà (La7) il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi, commenta l’intervento pronunciato ieri dal leader del Pd a Otto e Mezzo sul caso Bankitalia. Durante la trasmissione, vengono proposte le dichiarazioni di Renzi (“Il Pd è un partito di sinistra e, come tale, non può aver paura di difendere i risparmiatori“). La giornalista del Corriere della Sera, Maria Teresa Meli, puntualizza: “Renzi ovviamente ha dovuto rispondere così al Pd, perché metà partito gli ha sparato addosso“. Borghi non ci sta e accusa: “Dal dopoguerra non era mai successo che un obbligazionista bancario, cioè un risparmiatore che ha messo i suoi soldi in obbligazioni bancarie, perdesse il proprio denaro. Ci ha pensato Renzi con un decreto suicida“. Insorgono Meli e l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino: “Non è così, è una falsità. Non c’entra quel decreto”. Esplode la polemica e Cirino Pomicino punta il dito contro la direttiva europea e Mario Monti. Borghi replica: “Quella direttiva europea entrava in vigore il 1 gennaio. L’ha recepita il governo Renzi. Il decreto salva-banche risale a novembre, quindi Renzi aveva tutto il tempo di salvare quei risparmiatori. E invece ha voluto fare il ‘ganassa’, il figo con quelli dell’Europa, facendo vedere che lui si portava avanti. E ha azzerato volontariamente i risparmiatori, tanto è che vero che solo dopo si è reso conto dell’idiozia che aveva fatto. Infatti, quando è giunto il turno del Monte Paschi, è arrivata la salvaguardia. Pertanto, questo è tutta colpa di Renzi”. Poi aggiunge: “Non dimentichiamo anche un piccolo istinto di Renzi. Durante il suo governo, una delle che cose che ha fatto benissimo è stato quello di occupare qualsiasi poltrona con gli amici suoi. Quindi, c’era anche la governance di Bankitalia in scadenza. Figuratevi se Renzi non si fregava le mani. Il suo istinto è quello dello scorpione con la rana quando vede una poltrona. I nomi in lizza sono due: Fortis e Bini Smaghi“. E Meli protesta: “Non sono quelli i nomi e uno dei due non è nemmeno suo amico”

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