In Svizzera sta facendo discutere un referendum proposto dall’associazione “No Billag” per l’abolizione del canone radiotelevisivo. Sostenuto da una petizione che ha raccolto 112 mila adesioni, il referendum ha l’obiettivo di vietare la riscossione del canone e la sovvenzione pubblica di emittenti radiofoniche e televisive con lo scopo di aprire il mercato radiotelevisivo elvetico ad operatori privati e superare la situazione di sostanziale monopolio della tv di Stato. Tra i sostenitori dell’iniziativa al momento ci sono i giovani del partito di ultradestra Udc: “Ognuno ha le proprie preferenze – scrivono – ed è inaccettabile costringere la gente a spendere soldi per qualcosa che non necessariamente vogliono . Ecco perché ci battiamo per la rimozione di questa forzatura. Allo stato attuale, la SSR SRG riceve il 96,5 % dei diritti televisivi e ha un monopolio di fatto. La mancanza di concorrenza porta ad uno spreco spropositato da parte della TV di Stato”.

“Il Consiglio federale – si legge nel messaggio firmato il 18 ottobre dal governo elvetico – è dell’avviso che nell’ambito dei media la Svizzera necessita di un servizio pubblico completo, che non può essere finanziato esclusivamente attraverso introiti commerciali. Pertanto, respinge l’iniziativa”.

Contro il referendum è nato anche un comitato apartitico che si dice pronto a impiegare tutte le sue forze per non far passare l’iniziativa. Intanto il governo ha deciso che, in caso di bocciatura del referendum, a partire dal 2019 il canone tv in Svizzera sarà ridotto del 20%, arrivando a costare 365 franchi (un franco al giorno), al posto degli attuali 451 e, allo stesso tempo, è stato previsto che aumenti il sostegno alle tv private a cui andranno (sempre in caso di bocciatura) maggiori fondi, passando dal 5% al 6% delle somme raccolte con il canone.

Chi si schiera apertamente per il No parla di “Autogol” e disegna uno scenario poco rassicurante per la tv svizzera. “Senza canone il mercato del Ticino sarebbe in mano alle tv italiane che però non faranno mai trasmissioni svizzere – si legge su un articolo di Ticinoblog rilanciato da Ssm, sindacato dei massmedia -. Non faranno mai un telegiornale regionale, non faranno mai informazione su ciò che succede in Svizzera. Questo perché un mercato di 300mila persone non giustificherebbe un investimento in tal senso”.

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