Ce n’è voluto di tempo, ma alla fine anche Silvio Berlusconi è sceso in campo a fianco della Lega Nord per il referendum per l’autonomia in Veneto e Lombardia. “Vogliamo proporlo per tutte le regioni italiane”, ha detto durante una conferenza stampa a Milano a fianco del governatore del Carroccio Roberto Maroni, “spostare competenza di 11 materie dal centro alla sede giusta, quella regionale”. Il leghista è invece intervenuto per dire che “ogni voto in più del 2001”, quando al referendum sul Titolo V andò a votare il 34 per cento degli elettori, “sarà un successo”. Per l’ex Cavaliere è una delle prime uscite da quando ha ufficiosamente dato il via alla campagna elettorale per le politiche e una delle uniche in cui si è fatto vedere a fianco di un rappresentante della Lega Nord. “Matteo Salvini? Cercherò di vederlo venerdì prossimo”, ha commentato Berlusconi proprio a chi gli chiedeva se ci sarà un confronto con il segretario del partito con cui, in teoria, dovranno studiare una coalizione. In merito al referendum, il leader di Forza Italia ha aggiunto: “Non solo gli azzurri hanno ascoltato e si sono convinti per il sì, ma anche i sindaci del Pd hanno ripetutamente espresso la loro simpatia per il sì contro quella che è la posizione del partito democratico centrale”. Il Pd, ha evidenziato, “tiene a che il referendum non abbia grande successo, poi sappiamo che la linea del Pd è sempre statalista e centralista”. A Berlusconi, condannato per frode  è stato anche chiesto se lui andrà a votare: “Non so, ho chiesto ai miei avvocati”, ha replicato. “Spero di sì”.

L’ex Cavaliere è anche tornato ad attaccare il Movimento 5 stelle: è tornato a invitare ad andare a votare evitando l’astensionismo anche se con i cambi di casacche in parlamento “è assolutamente giustificata la sfiducia nel voto” degli elettori. Ma questa volta “con l’arrivo in campo ad esempio dei 5 stelle è assoluto interesse dei cittadini andare a votare”.

Il referendum si svolgerà domenica 22 ottobre e per il momento ha più sostenitori che detrattori. Tra i primi ci sono anche gli esponenti del Movimento 5 stelle: “Domenica mi aspetto la vittoria del Sì”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera il consigliere lombardo M5s Stefano Buffagni, “ma per noi è già un successo il fatto che si voti: è democrazia diretta, il sogno di Gianroberto Casaleggio. Come sapete, il quesito è stato scritto da noi e poi votato dal centrodestra. Bisogna aprire un dibattito sulle necessità dei territori, che hanno tra loro esigenze diverse. Serve dare più autonomia a chi dimostra di saper gestire le risorse”. E sull’affluenza ha concluso: “Mi auguro ci sia almeno un voto in più rispetto al Referendum sulle trivelle (in Lombardia fu il 30,4%, ndr): milioni di cittadini. Un voto che non potrà essere ignorato”.

Chi invece invita a disertare le urne sono i Radicali: “Contestiamo la legittimità della procedura di voto elettronico predisposta dalla Regione Lombardia in merito al referendum consultivo sull’autonomia del 22 ottobre prossimo, e chiediamo agli elettori lombardi di recarsi al seggio e verbalizzare il rifiuto del tablet. Rifiuterà la scheda referendaria anche chi tra noi avrebbe scelto di votare Sì condividendo nel merito il quesito”. A dirlo in una nota sono Barbara Bonvicini e Marco Loiodice, segretario e tesoriere di Radicali Milano, annunciano “l’indicazione di ‘disobbedienza’ #rifiutoilvotoperché per il referendum in stile ‘venezuelano’ del governatore Roberto Maroni”. “Regione Lombardia ha, infatti, adottato lo stesso sistema di voto elettronico imposto in Venezuela lo scorso luglio dal presidente Maduro. Un sistema di voto, quello elettronico, che la comunità scientifica, nei vari paesi ove è stato adottato, considera come non-sicuro. Nemmeno il sistema di stampanti predisposto per il controllo del 5% dei seggi è in grado di consentire all’elettore la verifica del voto espresso perché, secondo le istruzioni fornite dalla Regione, il risultato cartaceo finirà direttamente nell’urna che verrà aperta solo al termine delle votazioni”.

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