Non è stato sottoposto ad un intervento chirurgico ma ha avuto un malore. Per questo motivo  slitta di una settimana il processo in corso a Milano a Totò Riina imputato per minacce di morte al direttore del carcere di Opera, Giacinto Siciliano. Lo ha deciso il tribunale in seguito a una comunicazione del carcere di Parma in cui si spiega che il boss “non può essere al momento trasferito al di fuori della sezione detentiva” dell’ospedale della stessa città dove è ricoverato per via delle sue condizioni fisiche.

“Riina sarebbe stato sottoposto a intervento chirurgico. Stiamo attendendo informazioni e notizie precise dal carcere di Parma che non sono ancora pervenute”, ha spiegato il presidente del collegio della sesta sezione penale, Raffaele Martorelli, all’inizio dell’udienza a carico del capo dei capì di Cosa nostra. Il Tribunale, ha spiegato il giudice all’inizio dell’udienza, “dà atto di aver appreso stamattina che Riina è impedito a partecipare all’udienza e che lo stesso sarebbe stato sottoposto a intervento chirurgico e di aver già richiesto al carcere di Parma notizie e informazioni precise sulla situazione del detenuto e che tali notizie non sono ancora pervenute”.

Per smentire l’ipotesi del boss sottoposto a operazione chirurgica c’è voluto un intervento del Dipartimento amministrazione penitenziaria. Riina non è stato operato ma per un lieve malore, determinato pare da un calo di pressione, i sanitari del carcere non hanno autorizzato il suo trasferimento nella sala delle videoconferenze per il collegamento col tribunale di Milano dove era in corso un processo a suo carico. Riina ha allora rinunciato a partecipare al dibattimento che è stato rinviato.

Nella scorsa udienza dell’11 luglio scorso sulla base di una relazione dell’ospedale di Parma, dove il capo dei capi di Cosa nostra è ricoverato in regime detentivo del 41 bis, il tribunale di Milano aveva stabilito che, malgrado la “età avanzata” e le numerose “patologie“, il boss ha la “piena capacità di intendere e di volere” e il procedimento poteva quindi andare avanti. Da un lato, infatti, hanno scritto i medici, Totò Riina soffre di una “cardiopatia” di “tale entità da condizionarne ogni attività” e che lo “espone costantemente” al “rischio di morte improvvisa”. Dall’altro lato, però, è “vigile e collaborante, discretamente orientato nel tempo e nello spazio”.

I suoi legali, infatti, gli avvocati Luca Cianferoni e Mirko Perlino, avevano provato a chiedere per il boss mafioso lo stop del processo (scaturito da intercettazioni ambientali effettuate  4 anni fa nella casa di reclusione milanese dove era detenuto all’epoca) o in subordine una perizia per valutare la “capacità processuale“, ossia di comprendere di essere sottoposto a un processo. Richiesta che era stata bocciata.

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