L’emozione e la soddisfazione di aver ascoltato e visto le onde gravitazionali, prima quelle generate dalla collisione di due buchi neri poi quelle prodotte dal crash di due stelle di neutroni spinge gli scienziati ad alzare l’asticella ancora più. L’obiettivo dichiarato è osservare il Big Bang che 14 miliardi di anni fa ha dato origine all’universo. Un obiettivo ambizioso quella nuova astronomia, basata – come riporta l’Ansa – sul contributo di ‘messaggeri’ cosmici diversi, come le onde appunto, le immagini ottiche, nell’ultravioletto e nell’infrarosso, o i raggi X. Una strada molto lunga, ma già adesso si sta lavorando a due grandi progetti chiamati Lisa ed Einstein Telescope.

Che la nuova sfida sia vedere l’origine dell’universo lo aveva detto chiaramente uno dei pionieri della ricerca sulle onde gravitazionali come l’italiano Adalberto Giazotto, il visionario papà di Virgo, il rivelatore europeo delle onde gravitazionali che si trova a Cascina (Pisa) e che lavora in tandem con i due strumenti del rivelatore americano Ligo. Lo ha ribadito recentemente anche Kip Thorne, premiato il 3 ottobre scorso con il Nobel per la Fisica e popolare per la sua consulenza scientifica al film Interstellar diretto da Christopher Nolan che aveva permesso nuove scoperte sui buchi neri. Entrambi vedono nei grandi progetti che potranno diventare realtà nei prossimi 30 anni la chiave per scoprire i segreti dell’origine dell’universo.

Il futuro osservatorio spaziale di onde gravitazionali si chiama Lisa (Laser Interferometer Space Antenna): è una missione dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) il cui lancio è previsto nel 2034 e prevede tre satelliti che saranno posizionati in modo da costituire i vertici di un gigantesco triangolo equilatero dai lati lunghi 2,5 milioni di chilometri. “La realizzazione di Lisa segnerà un nuovo capitolo nell’astronomia multimessaggero, che ci permetterà di capire molte cose che oggi non siamo in grado di conoscere”, ha osservato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston. L’altro grande progetto è basato a Terra e altrettanto ambizioso: si chiama Einstein Telescope ed è stato proposto da otto fra università e centri di ricerca europei, fra i quali l’italiano Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). L’Italia è anche fra i Paesi che si sono candidati per ospitare il nuovo rivelatore. L’Einstein Telescope è destinato a diventare il successore di Ligo e Virgo. “La gara è aperta – ha detto il presidente dell’Infn, Fernando Ferroni – e l’Italia ha un’idea molto forte da difendere. Non possiamo non proporre la candidatura dell’Italia a ospitare questa grande infrastruttura scientifica. Quello che conta – ha concluso – è programmare il futuro, anche se si tratta di un futuro che non premo vedere”.

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