Per le eccellenze umbre dell’alimentare la crisi non è finita. La Perugina, storica azienda produttrice di cioccolata, e il produttore di biscotti, pasta e fette biscottate Colussi hanno infatti annunciato circa 500 esuberi. I sindacati lavorano per cercare soluzioni meno drastiche, mentre i lavoratori annunciano mobilitazioni.

La Perugina, che fa capo alla multinazionale Nestlè, ha dichiarato 364 esuberi tra gli 800 dipendenti impegnati sulle linee produttive di San Sisto, Perugia. In un migliaio sono scesi in piazza sabato scorso per protestare contro le scelte della multinazionale. Insieme ai lavoratori umbri, c’erano anche quelli di Parma: lì a rischiare sono in 160. La vertenza della Perugina dura ormai da anni: nel 2014, quando in casa Nestlé si parlava per la sola San Sisto di 180 persone a rischio, è partito il contratto di solidarietà. Da quel momento gli operai hanno chiesto di discutere del piano di produzione, di non aspettare che dell’azienda “rimanessero solo le mura”. Fino all’annuncio choc della scorsa primavera, quando il gruppo dolciario parlò di 340 persone da ricollocare, tra produzione e logistica, per le quali tra un anno, alla scadenza della cassa integrazione, non sarà più assicurata la continuità occupazionale se non per incarichi stagionali. Poi l’ennesima doccia fredda, quella di alcune settimane fa, quando le persone a rischio sono diventate 364, nonostante l’azienda dichiari di non voler parlare di esuberi. La situazione sembra ora in stallo: sei mesi di tempo per salvarli, con una trattativa che rimpalla tra tavoli al ministero dello Sviluppo e in Confindustria Umbria.

Anche l’aria che si respira nel gruppo Colussi è pesante: qui sono in 125 i dipendenti, su circa 500, ad essere mandati a casa con lettera di licenziamento arrivata martedì scorso. Si tratta di 115 operai impegnati nella produzione, cinque impiegati e 5 colleghi della So.Ge.Sti, che si occupa del settore commerciale della Colussi. Un’intera linea produttiva delle 8 presenti in azienda a Petrignano d’Assisi viene così smantellata. Già a luglio l’azienda aveva presentato un documento che prevedeva tra i 50 e i 60 esuberi, nonostante gli 82 milioni di investimenti previsti, di cui 55 per lo sviluppo di un piano marketing per il rilancio dei marchi Colussi e Misura, e 27 da impiegare sulle linee di produzione. Dopo l’ultimo annuncio però, con la decisione di spostare parte della produzione dall’Umbria a un altro stabilimento del gruppo, gli esuberi raddoppiano e ad oggi sindacati e lavoratori hanno 75 giorni di tempo per trovare una soluzione diversa.

A mobilitarsi sono anche i lavoratori stagionali della Colussi di Tavernelle Val di Pesa, in provincia di Firenze, dove si produce la linea Sapori e i cornetti Misura, insieme a quelli di Fossano, in provincia di Cuneo, dove nascono le fette biscottate e la pasta Agnesi. Gli esuberi in casa Colussi sono stati definiti strutturali, nonostante al momento siano di fatto il doppio di quanto dichiarato negli anni precedenti.

Alla Colussi martedì 17 ottobre sarà sciopero. A deciderlo sono stati i lavoratori che si sono riuniti in assemblea il giorno dopo la decisione dell’azienda. Sempre il 17 ci sarà la riunione in Confindustria tra i dirigenti del gruppo alimentare e i sindacati, per decidere delle sorti dell’azienda e scongiurare il futuro più nero.

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