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Gordon Ramsey: “La cocaina? Molto diffusa nei ristoranti. Dei clienti mi chiesero di spargerla sopra un soufflé con lo zucchero a velo”

Nel corso di un’intervista a Radio Times rilanciata dal Guardian, il conduttore di Hell's Kitchen UK raccontando episodi che gli sono accaduti durante la sua carriera e che lo hanno spinto a girare per il network ITV il documentario dal titolo ‘Gordon Ramsay on Cocaine’

di Luisiana Gaita

La cocaina è il piccolo e sporco segreto dell’industria della ristorazione”. A denunciarlo è lo chef scozzese pluristellato e star della tv Gordon Ramsey nel corso di un’intervista a Radio Times rilanciata dal Guardian, raccontando episodi che gli sono accaduti durante la sua carriera e che lo hanno spinto a girare per il network ITV il documentario dal titolo ‘Gordon Ramsay on Cocaine’. Un argomento che gli sta molto a cuore, dato che nel 2003, uno dei suoi capipartita, il cuoco David Dempsey, morì proprio per un’overdose da cocaina. Con il documentario Ramsay ha così l’occasione per raccontare il suo mondo, quello dietro i fornelli e nei ristoranti di tutto il mondo che non è tutto rosa e fiori. D’altro canto già in passato altri colleghi dello chef avevano parlato dell’utilizzo della cocaina nel settore. Utilizzata non solo per moda, ma anche per poter riuscire a mantenere determinati ritmi di lavoro.

LA DROGA SUL SUFFLÉ – Un episodio che è rimasto impresso al noto chef riguarda però due clienti. Lo ha raccontato durante l’intervista: “Ero a una cena di beneficenza e quando è arrivato il momento del dolce due clienti sono venuti da me dicendomi che al tavolo erano tutti contenti che io fossi lì e chiedendomi se fosse possibile avere un soufflé mai visto prima, spolverato con zucchero a velo e cocaina”. La reazione? Ramsay ha riso e ha cercato di trovare il modo per uscire dall’empasse. Così ha improvvisato spolverando lo zucchero a velo e poi caramellandolo in modo che non si capisse cosa effettivamente stava servendo. “Gliel’ho servito e me ne sono andato senza nemmeno salutare” ha raccontato. Ma non si tratta dell’unico episodio.

IL DOCUMENTARIO – Tanto che a convincere Ramsay, 14 stelle Michelin all’attivo, a girare il documentario è stato quello che gli è successo lo scorso Natale. In uno dei suoi ristoranti, oltre trenta quelli di cui è proprietario in giro per il mondo, ha visto un cliente prendere un piatto dal tavolo e portarlo in bagno per sniffare cocaina. Poi ha chiamato un cameriere e gli ha chiesto di cambiarlo con un piatto pulito. Da qui il documentario che affronta un argomento a cui Ramsey sta particolarmente a cuore. Suo fratello Ronald è dipendente dall’eroina da moltissimi anni e nel 2007 fu condannato a 10 mesi di carcere perché trovato in possesso di eroina. Poi ci fu la morte del cuoco David Dempsey. Da tempo ormai, il conduttore di Hell’s Kitchen dichiara che fa eseguire i test antidroga a chiunque entri a far parte degli staff dei suoi ristoranti.

LA COCAINA E GLI CHEF – Non è usuale ascoltare racconti del genere che riguardano i clienti dei ristoranti, ma che la cocaina venga spesso utilizzata nel mondo della ristorazione per reggere alla pressione di certi ritmi di lavoro è un fenomeno raccontato dalle storie di altri colleghi di Ramsey. Nel libro ‘Kitchen Confidential’ il cuoco e scrittore statunitense Anthony Bourdain, anche lui volto noto della tv, raccontò dell’utilizzo di cocaina e Lsd nei ristoranti. E mentre Philip Howard, lo chef del The Square di Londra, due stelle Michelin, ha confessato al Guardian di aver fatto uso di droga, proprio per mantenere i ritmi richiesti dalla vita in una cucina stellata, l’inglese Marco-Pierre White il più giovane chef ad aver ottenuto le 3 stelle, ne hanno parlato nella sua autobiografia White Slave. A 37 anni ha lasciato i fornelli ed ha cambiato vita.

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