Superata la boa dei 50 anni, senza più sogni da alimentare né alte virtù da dimostrare, per Bobo Rondelli la quotidianità e le sue incomprensioni sono oramai dei bocconi digeribili. Cosa non affatto semplice per uno irrequieto nella vita, che riversa queste caratteristiche anche sul lavoro e che della sua imprecisione ha fatto uno stile. Ciò che lo preoccupa – ammette –  è la vecchiaia, ed è anche a essa che è dedicato il suo nuovo album intitolato  Anime Storte, il nono nella carriera di un artista “fuori corso” rispetto alle attualità del business, la cui grandezza sta soprattutto nelle performance dal vivo, in cui alla bellezza delle sue interpretazioni unisce originali doti umoristiche che ne fanno un fenomeno unico nel panorama musicale italico.

Composto da 12 brani dalle atmosfere malinconiche ed evocative, la voce ruvida e i testi poetici rimangono centrali nell’opera di Bobo Rondelli che in questo disco canta dell’amore per Livorno e la sua gente, degli angeli e delle puttane, dei tossici e degli ammalati. “Forse per deformazione professionale o per mia stessa sensibilità, tendo ad avere sensi di colpa facilmente, ad avere sempre un occhio di riguardo per chi soffre, a immedesimarmi negli altri. Quindi viene forte questo senso della pietas”. E se per Fabrizio De André erano “salve”, le anime di Rondelli sono “storte”, perché “un’anima storta si approccia all’amore in modo diverso, molto intenso”.

Il titolo – spiega – è ispirato dalla copertina che ha realizzato mia nipote Sofia: c’è un vecchio che cammina tutto storto, dalla cui giacca spunta fuori un ramo perché si sta trasformando in un albero. L’idea che sta alla base è che, dopo la morte, diventeremo alberi e che la nostra anima resti lì in eterno a contemplare. In effetti, invecchiando si diventa un po’ simili agli alberi, ci si secca, così come cadono le foglie cadono i capelli, ci si ricurva, si diventa sempre più immobili (…) magari la vecchiaia è un passaggio per diventare alberi”.

Anticipato dal singolo Soli, ispirato da questi tempi caratterizzati da solitudine e social network, in cui “mi sembra che prevalgano cuoricini, fiorellini, minchiate e anche un finto buonismo”. Rondelli preferisce rifugiarsi in un’idea di passato dal quale tira fuori una musica dal sound vintage e un cantautorato vecchia maniera, il cui apice, il famous local singer lo tocca con la cover di By This River di Brian Eno che ha riscritto in italiano e che ironicamente definisce “l’incontro fra David Bowie e Mino Reitano. Il mio stile all’italiana con gli arrangiamenti british a opera di Andrea Appino degli Zen Circus. Sono contento di aver avuto il consenso a proporla.  E’ una piccola soddisfazione perché sono un estimatore di Brian Eno”.  La conversazione si chiude con Rondelli che dice: “Beh scrivi quello che ti pare, tanto forse nemmeno ti leggo. Perché di solito se scrivono bene posso esaltarmi, se scrivono male m’arrabbio. Bene o male l’importante è che se ne parli, come disse uno che finì a testa in giù”.

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