Gli studenti italiani hanno sempre più la valigia in mano. Dal 1987 a oggi l’Italia ha contribuito per il 10% ai numeri del progetto Erasmus posizionandosi tra i quattro principali Paesi per numero di giovani in partenza per esperienze di studio verso destinazioni europee. Dal primo anno ad oggi sono aumentati del 40% e se nel 2014 si contavano 31.087 giovani in partenza nel 2017-2018 saranno 41mila i ragazzi con la valigia in mano secondo le stime dell’Agenzia nazionale diretta da Flaminio Galli.

Il dato, fornito dall’Agenzia Erasmus+Indire, arriva in occasione della IX edizione di Young International Forum, in programma fino a venerdì a Roma. Una tre giorni che, per il trentesimo compleanno del programma Erasmus, punta i riflettori proprio su questi numeri.

Ma chi sono e dove vanno i nostri universitari?

Lo studente Erasmus che ha scelto l’Europa come destinazione ha un’età media di 23 anni. Nel 59% dei casi è una studentessa contro il 41% dei maschi. Partono in genere per sei mesi e tra le mete preferite scelgono, secondo i dati del 2017, Spagna (9.903); Francia (4.319), Germania (4.036); Regno Unito (3.082) e Portogallo (1.802).

Da notare che per un’esperienza di Erasmus tradizionale di studio dall’Italia nel 2017/2018 partiranno per uno Stato extra UE 1.230 ragazzi che hanno scelto in primis Albania, seguita dalla Federazione Russa, dalla Serbia, dalla Tunisia e infine dalla Georgia.

Un incremento sempre maggiore. I nostri giovani sembrano essersi accorti che studiare all’estero serve nella vita. Il successo lo spiega il direttore dell’Agenzia Flaminio Galli: “Erasmus+ è uno straordinario strumento di apertura, confronto e scambio di conoscenze. Il 2017 segna una forte crescita nella partecipazione italiana al Programma grazie anche all’allargamento oltre i confini europei. L’interesse del nostro paese verso il programma è sempre stato fra i più alti in Europa, registrando negli ultimi anni un incremento nella mobilità degli studenti universitari e confermando la forte capacità del sistema di istruzione superiore italiano di attrarre studenti, anche provenienti da Paesi extra Europei”.

Il segno positivo è anche davanti ai dati raccolti su coloro che partano dalle università italiane per svolgere un’esperienza di tirocinio in azienda all’estero. Nel 2015-2016 (ultimo dato disponibile) 7.952 studenti, il 20% in più rispetto all’anno precedente, hanno avuto a che fare con un’impresa europea. Nel confronto con gli altri Paesi tradizionalmente inclini allo stage, l’Italia guadagna posizioni rispetto agli anni precedenti piazzandosi al terzo posto in Europa dopo la Francia e la Germania.

Spagna (1.743), Regno Unito (1.537) e Germania (789) sono gli Stati scelti per andare a “lavorare” durante l’esperienza di studio. Anche in questo caso sono più le ragazze (63%) che i maschi (37%) a partire e l’età media di chi se ne va per circa tre mesi in un tirocinio è di 25 anni. Ad offrire più opportunità è l’Alma Mater di Bologna con 436 tirocinanti seguita dall’Università degli Studi di Sassari con 364 ragazzi all’estero e Roma “La Sapienza” che arriva a 349 borse erogate. Partenze coronate dalla soddisfazione visto che l’80% di quelli che hanno già fatto questa esperienza dichiara di avere un’idea più chiara rispetto agli obiettivi professionali.

Articolo Precedente

Scuola, in classe si parla sempre di più cinese: è materia di studio nell’8 cento degli istituti superiori

next
Articolo Successivo

Disturbi specifici dell’apprendimento per il 2,1% degli alunni. “Il rischio è abbassare la guardia nelle diagnosi”

next